Amazzonia ancora in fiamme, urge l'ecologia della «Laudato si'»

La Foresta amazzonica, che ricopre la maggior parte del nord-ovest del Brasile e che custodisce la più grande foresta pluviale del pianeta, quest’estate è stata devastata da un numero impressionante di incendi. Si parla di quasi 73 mila incendi nel corso dell’ultimo anno. Abbiamo sentito Bernd Nilles, direttore di Sacrificio Quaresimale, organizzazione che da anni porta concretamente avanti il tema dell’ecologia integrale, che costituisce il cuore dell’enciclica «Laudato si’» di papa Francesco.

Bernd Nilles, il polmone verde del mondo sta andando a fuoco. Rispetto allo scorso anno gli incendi in Amazzonia sono aumentati dell’80%. Ma è anche vero che purtroppo, questa dei roghi, è una piaga che si rinnova ogni anno. Tanto che, se si prendono in esame i dati degli ultimi 15 anni, gli incendi di quest’ultimo periodo si situano al di sotto della media. Non è che forse è cambiato il nostro sguardo, che si è fatto più consapevole e attento all’ambiente che ci circonda? «E’ certamente vero che gli incendi in Amazzonia sono una realtà presente da anni. Ma è anche vero che rispetto, per esempio al 2003, quest’anno il loro numero è addirittura raddoppiato. E’ anche vero, però, che sensibilizzati dai dati sul riscaldamento globale, l’opinione pubblica e i media sono oggi più attenti. Noi abbiamo aspettato e sperato a lungo che questo avvenisse. Perché non è che prima di quest’estate il polmone verde del mondo fosse intatto! La deforestazione avanza da anni e gli incendi liberano una quantità enorme di CO2. Anche per questo ogni nuovo incendio pesa tantissimo».

Là dove una volta c’era la foresta pluviale ora pascolano mucche e vitelli e viene piantata la soia. In questo cambio di scenario vi sono anche pesanti responsabilità internazionali… «Sì, l’enorme fabbisogno mondiale di carne e la produzione di soia giocano un ruolo centrale. Lo scorso anno sono state esportate 1,64 milioni di tonnellate di carne di manzo brasiliano, per 6,57 miliardi di dollari (i dati sono della Brazilian Beef Exporters Association). E i maggiori importatori sono la Cina e Hong Kong. L’Europa è presente con un 7%. Di fronte a queste cifre, c’è da chiedersi se accordi commerciali come quelli promossi dal Mercosur (il mercato comune dell’America meridionale, n.d.r.) rappresentino la strada giusta. Vogliamo davvero importare ancora più carne e soia dal Brasile, quando sappiamo che in questo modo contribuiamo a distruggere l’Amazzonia e a privare le popolazioni indigene dei mezzi per sopravvivere, segando così anche il ramo su cui siamo seduti noi oggi?»

L’effetto-Greta ha dato il via ad una nuova consapevolezza ambientale anche tra i giovani… «La consapevolezza e l’impegno dei giovani per il clima sono ammirevoli e danno speranza. Ma tutti noi dobbiamo essere attivi, non possiamo lasciare in eredità la soluzione di questa crisi provocata dall’uomo, alle generazioni future. Non ci resta molto tempo. I ragazzi chiedono giustamente che siano gli adulti di oggi che controllano la politica, l’economia e i consumi ad agire immediatamente. Questo significa –sulla base della «Laudato si’» – ridefinire anche categorie come il progresso, lo sviluppo e il benessere. Perché tutto questo oggi si fonda sulle energie fossili, dalle quale dobbiamo piano piano venir via».

Recentemente papa Francesco ha lanciato un appello perché cessino gli incendi in Brasile. Lei crede che queste sue parole siano arrivate alle…orecchie giuste? «Quattro anni fa, attraverso la «Laudato si’», il Papa ha lanciato un appello molto forte per la nostra casa comune. Un appello che ora ha confermato con la convocazione del Sinodo Speciale 2019 per la regione amazzonica. Anche per Sacrificio Quaresimale, così come per papa Francesco, è importante che la Chiesa e la società lavorino con tutte le loro forze per un futuro socialmente ed ecologicamente giusto e sostenibile. E questo a partire da subito. Il Papa avverte giustamente che se dovessimo fallire in questo, sarà la nostra stessa dignità a essere messa in discussione e ci avverte che non riusciremo in alcun modo a spiegare ai nostri figli e nipoti, la distruzione del clima. Non possiamo distruggere il pianeta solo perché il 10% della popolazione mondiale possa continuare a beneficiare di voli turistici, automobili, carne, energia prodotta da carbone e petrolio».

Quali sono le proposte di Sacrificio Quaresimale? «Molti dei progetti di Sacrificio Quaresimale mirano a sostenere e a rafforzare gli abitanti dell’Amazzonia: sono loro, da generazioni, a custodire la foresta. E’ anche per questo che oggi sono minacciati e hanno bisogno del nostro aiuto. In Svizzera e anche a livello internazionale, puntiamo a sensibilizzare e mobilitare la popolazione, perché faccia pressione sui politici affinché rispettino l’ «obiettivo climatico di 1,5°». Tutti insieme possiamo smuovere qualcosa, in questo senso».

Come, concretamente? «A tutti è richiesto uno sforzo. Personalmente a casa, nella politica e nell’economia. Chiunque può sostenere l’iniziativa svizzera sui ghiacciai. E adoperarsi affinché entro il 2050, al più tardi, la Svizzera abbia un saldo netto delle emissioni pari a zero. Anche se chiaramente la Svizzera non è in grado di risolvere da sola la crisi climatica, occorre innanzitutto fare ordine dapprima a casa propria. Quando facciamo la spesa, cerchiamo di dare la priorità agli alimenti regionali e biologici e di mangiare meno carne! Per quanto riguarda la mobilità: passare dall’auto e dagli aerei ai mezzi di trasporto pubblico e al treno. In ambito energetico: dire addio a petrolio, carbone e gas. E’ necessario togliere la pressione dalla terra e dall’atmosfera e allontanarci dal consumo di risorse non rinnovabili. Sappiamo che è possibile, che è bello vivere in un ambiente più sano, ma sappiamo anche che ci vuole forza per farlo. Perché soprattutto coloro che traggono dei vantaggi del sistema odierno, cercheranno di impedircelo, gettandoci sabbia negli occhi, oltre che negli ingranaggi del movimento climatico».

Corinne Zaugg

7 Settembre 2019 | 14:41
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