Una delle scorse edizioni del Meeting di Rimini.
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Al Meeting il grido dei cristiani perseguitati

«La vostra resistenza al martirio è rugiada che feconda». La frase di Papa Francesco, che fa da titolo, accoglie i visitatori alla mostra della Chiesa che soffre a Rimini. Più di 4mila nelle sole due prime giornate. Nel Meeting del «tu» del dialogo storie di tanti «tu» individuati come nemici da eliminare in nome della fede e barbaramente assassinati.

In un video compaiono alcuni volti emblematici. Come quello di don Andrea Santoro, ucciso in Turchia, Shabbaz Bhatti, politico pachistano, e Emmanuel Dike, bimbo nigeriano di 4 anni. E poi padre Jaques Hamel, ossia la persecuzione che arriva fino a casa nostra, in una piccola chiesa di periferia della Francia, durante la celebrazione della Messa. E dopo ogni nome pronunciato nel video risuona, con ripetizione martellante: «Ucciso perché cristiano». A ricordare le ragioni di una persecuzione.

Al termine del percorso espositivo i visitatori trovano tre diverse ambientazioni: quella in cui è avvenuto l’attentato il 27 marzo scorso, in Kenya, l’aula del Garissa University College in cui il 2 aprile 2015 furono uccisi 148 studenti cristiani; il tavolo del caffè di Dacca teatro della strage in Bangladesh del primo luglio scorso.

E sotto le tre ambientazioni tre piccoli particolari a indicare una quotidianità spezzata dalla violenza. L’orsacchiotto di uno dei 30 bambini uccisi nell’attentato al parco Gulshan-e-Iqbal di Lahore, in Pakistan; la tesi che Mary Muchire Shee, appena eletta Miss Garissa University, non scriverà mai perché la sua vita è stata spezzata assieme a quella di 147 suoi colleghi studenti che come lei non conoscevano i versetti del Corano o non hanno saputo rispondere a domande sul profeta Maometto.
Una scritta che campeggia sulla parete ricorda che «può accadere ovunque e a chiunque per ragioni di fede», e forse il terribile attentato contro padre Hamel ha contribuito a dare l’idea di una minaccia vicina e incombente al cuore della fede cristiana.
A far da guida testimoni diretti, come padre Rebwae Basa, che viene dall’Iraq – da Erbil, Mosul e Baghdad – e don Oleksandr Khalayim che viene dall’Ucraina, sette in tutto i testimoni che si alterneranno fino alla fine del Meeting, insieme ad Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre. Una storia bella e coraggiosa la sua, approdato a questo impegno dopo dieci anni vissuti in ruoli di vertice al Viminale. Bella anche la vicenda della portavoce di Acs, Marta Petrosillo, figlia di Orazio, indimenticato vaticanista, sottratta al suo ruolo qui al Meeting da una maternità ormai incipiente.

Ma nel Meeting del dialogo questa non è una mostra documentaria sull’odio. Come sempre nella vicenda dei martiri cristiani la fede e l’amore sgorgano dal sangue in sovrabbondanza.
La risposta agli studenti uccisi a Garissa sono gli oltre 11mila seminaristi formati ogni anno grazie al sostegno di Acs, molti dei quali (circa il 35 per cento) africani.

Fra i visitatori un ospite di eccezione, il reporter di guerra Gian Micalessin. «Sono storie che purtroppo conoscevo già, ma è bene che con mostre come questa sia portato alla conoscenza di tutti come grandi rivoluzioni, dall’Iraq alla Siria, si siano risolte o rischiano di risolversi con una nuova persecuzione di cristiani. E finché non sarà chiaro che l’obiettivo finale è mettere in discussione le stesse fondamenta cristiane della civiltà occidentale non ci sarà sufficiente consapevolezza della gravità della situazione», conclude Micalessin, che staserà porta la sua testimonianza a Rimini.
Parte da qui anche una grande sottoscrizione per contribuire al restauro della cattedrale di Homs, culla della «rivoluzione siriana», che ha rischiato solo di peggiorare le cose, soprattutto per i cristiani. «Sono 59 i progetti portati avanti con l’aiuto dei benefattori nella sola Siria, nel solo primo semestre dell’anno, due i milioni raccolti. Benefattori anonimi, come uno che qui al Meeting ha lasciato 2mila euro», racconta Monteduro.
Splendide le foto che lui stesso ha scattato in Siria di battesimi negli stessi luoghi profanati dall’odio. «A chi uccide i cristiani Acs risponde fortificando la comunità cristiana locale, come la costruzione di una chiesa in Bangladesh».

È la chiesa di San Michele Arcangelo, che sorgerà presto ad Harintana, qui a Rimini ne viene riprodotto l’altare. E la risposta alle stragi dei bambini è un piccolo opuscolo, intitolato «Dio parla ai suoi figli», la cosiddetta «Bibbia del fanciullo» diffusa nel mondo in 52 milioni di copie.
Perché, come disse il Papa nel messaggio Urbi et Orbi dello scorso anno, ricordato in un panello della mostra, «chi porta dentro di sé la forza di Dio, il suo amore e la sua giustizia, non ha bisogno di usare la violenza, ma parla e agisce con la forza della verità, della bellezza e dell’amore».

(Avvenire)

Una delle scorse edizioni del Meeting di Rimini.
22 Agosto 2016 | 19:22
Tempo di lettura: ca. 3 min.
meeting (22), mostre (2), siria (231)
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