Afghanistan: il Vaticano chiede «rispetto per la dignità umana e per i diritti fondamentali»

Mentre l’Unione europea quadruplica gli stanziamenti per aiutare gli afghani, il ponte aereo ininterrotto per far defluire chi deve abbandonare il Paese, è costretto a fare i conti con una situazione logistica e di sicurezza che degenera di ora in ora. Il G7 chiede corridoi umanitari per chi non farà in tempo a lasciare il Paese, intanto gli Usa hanno evacuato finora 70.700 persone da Kabul. I talebani chiudono l’aeroporto agli afghani: ‘Accesso solo agli stranieri’. 

L’estensione della scadenza per il ritiro è stato uno dei punti principali della discussione di lunedì al G7 che ha provocato non poche divergenze. Per l’Unione europea sarebbe stato importante che le operazioni di evacuazione e l’assistenza umanitaria continuassero oltre fine mese, ma il presidente degli Stati Uniti è stato categorico sul fatto che il rischio di attacchi terroristici è troppo grande per acconsentire agli appelli dei leader del G7 di mantenere quelle che ora sono 5.800 unità americane all’aeroporto di Kabul oltre la fine del mese. «Andremo avanti fino all’ultimo momento possibile», ha detto il primo ministro britannico Boris Johnson, che aveva apertamente fatto pressione per mantenere la presenza dell’aeroporto dopo il 31 agosto. Anche Macron si sarebbe «adattato» alla decisione americana. I leader del G7 hanno concordato inoltre le condizioni per riconoscere e trattare con un futuro governo afgano guidato dai talebani. «La nostra priorità immediata è quella di garantire l’evacuazione sicura dei nostri cittadini e di quegli afghani che hanno collaborato con noi e assistito i nostri sforzi negli ultimi venti anni, e di garantire un passaggio sicuro continuo fuori dall’Afghanistan», hanno affermato in una dichiarazione congiunta che non ha affrontato precisamente come avrebbero garantito questo passaggio sicuro continuo senza alcuna presenza militare.

«Che sia garantito il rispetto dei diritti umani»

I leader del G7 hanno scandito che «i talebani saranno ritenuti responsabili delle loro azioni sulla prevenzione del terrorismo, sui diritti umani, in particolare quelli delle donne, delle ragazze e delle minoranze e sul perseguimento di una soluzione politica inclusiva in Afghanistan». A questo proposito, già l’alto commissario Onu per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, aveva ricevuto notizie da «fonti attendibili» che i talebani in Afghanistan stessero commettendo «esecuzioni sommarie di civili e soldati afghani» e aveva invocato il monitoraggio «da vicino» delle azioni dei fondamentalisti. Ma pronta è stata la smentita talebana. Bachelet si era unita inoltre alle diffuse richieste affinché il trattamento delle donne fosse conforme al rispetto della dignità: questo aspetto – scandiva – segnerà una linea rossa fondamentale nelle relazioni tra le Nazioni Unite e le nuove autorità afghane. Ma anche qui, il diktat dei talebani: «Per ora devono stare a casa».

Santa Sede all’Onu: riconoscere i diritti fondamentali e sostenere l’accoglienza

Durante la 31.ma sessione speciale del Consiglio dei Diritti umani (ONU-Ginevra) dedicata proprio alla crisi in Afghanistan, Mons. Putzer, della Missione permanente di osservazione della Santa Sede all’Onu, ha invitato tutte le parti a riconoscere e sostenere «rispetto per la dignità umana e per i diritti fondamentali» in Afghanistan. La Missione dell’Osservatore permanente vaticano ha sottolineato «la grande attenzione e profonda preoccupazione per l’evoluzione della situazione afgana». L’Alto Rappresentante della Sede Apostolica ha aggiunto: «abbiamo la speranza di una risoluzione pacifica e rapida delle tensioni in corso e la Santa Sede continua a sostenere il dialogo inclusivo». Per il Vaticano questo dialogo «rappresenta lo strumento più potente per raggiungere la pace» e, infine, il diplomatico vaticano ha ribadito «l’appello a tutta la comunità internazionale in favore di una dichiarazione sull’accoglienza dei rifugiati nello spiritò della fraternità umana».

Agenzie/red

25 Agosto 2021 | 11:15
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