Abusi nel Preseminario in Vaticano: la sentenza il 6 ottobre 2021

Dopo quasi un anno, si chiuderà il 6 ottobre 2021 il processo per i presunti abusi avvenuti nel Preseminario San Pio X. Il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, ha annunciato oggi – al termine della tredicesima e ultima udienza – la data della sentenza per i due imputati: il sacerdote Gabriele Martinelli, 29 anni, di Como e l’ex rettore don Enrico Radice, 71 anni. «Ogni contributo finora è stato prezioso, questo Tribunale ora è in grado di decidere», ha affermato Pignatone, a conclusione di un dibattimento nell’aula dei Musei Vaticani durato due ore esatte, interamente occupate dalle arringhe del difensore di Martinelli, Rita Claudia Baffioni, e di Emanuela Bellardini, legale dell’Opera Don Folci, organismo della Diocesi di Como al quale è affidata la gestione del Preseminario.

Nessuna prova credibile secondo gli avvocati difensori

Punto per punto, le due avvocatesse hanno confutato le accuse contro Martinelli e Radice – violenze carnali e atti di libidine, per il primo; favoreggiamento, per il secondo – per le quali, ieri, il Promotore di Giustizia, Roberto Zannotti, ha chiesto rispettivamente sei e quattro anni di reclusione. Finora, secondo entrambe, non sono emerse prove credibili e le parole dei testimoni rendono evidente che non sussistono ipotesi di reato.

Baffioni: questo processo non si doveva celebrare 

Anzi, secondo Baffioni «questo processo non si doveva proprio celebrare», perché alla base ci sarebbe un vizio procedurale. E cioè il fatto che l’intero procedimento giudiziario si basa sul Rescriptum del Papa del 29 luglio 2019 che «ha rimosso la causa di improcedibilità». Rescriptum che, ha detto l’avvocatessa, autorizza a procedere in caso di reato di abusi di maggiorenni a danno di minori: «Ma qui non sono emerse prove di atti di violenza e libido negli anni in cui L.G. era minorenne». Secondo il difensore sarebbe quindi venuto meno il presupposto principale del rescritto del Papa: la tutela del minore. E pur volendo prendere in considerazione solo il periodo della maggiore età di L.G., in quel caso, ha sottolineato, «sono scaduti i termini» di un anno per presentare la querela di parte. Baffioni ha dunque chiesto il proscioglimento di Martinelli per improcedibilità. In subordine ha chiesto l’assoluzione con formula piena perché «il fatto non sussiste», poi una condanna con il minimo della pena e di respingere integralmente tutte le domande risarcitorie della parte civile.

Bellardini: tra presunta vittima e abusatore solo 7 mesi di differenza d’età

Anche l’avvocato Emanuela Bellardini, presentando la richiesta di assoluzione con formula piena per entrambi gli imputati, ha ribadito che «il fatto di reato non c’è». In particolare c’è un punto sul quale Bellardini si è soffermata nella sua requisitoria, ovvero la differenza di età tra Martinelli e L.G.: «Sette mesi e 9 giorni… Non siamo davanti a un abuso – se abuso c’è stato – tra un adulto, un sacerdote, un seminarista e un minore».

Punti poco chiari 

Poco chiara, secondo la legale, anche la collocazione spazio-temporale delle dichiarazioni di L.G. che ha parlato di pratiche sessuali avvenute nella stanza comune, intorno alle 23.30, due-tre volte a settimana per 9 mesi, per 6 anni. «Un po’ strano», ha detto, che il giovane subisse queste violenze per tutto questo tempo senza urlare, picchiare, respingere ma solo provando a fare rumore e sbattere cassetti. Come è «strano» che alcuni atti – stando alle dichiarazioni della presunta vittima – avvenissero in una stanza vuota, la cosiddetta «farmacia», che invece risulta essere stata occupata dal 2008 al 2011. Secondo l’avvocato, «è difficile credere che uno rinunci alla propria integrità fisica per servire una messa, anche se del Papa, o per il timore di essere mandato via… Parliamo poi degli anni 2000, con ragazzi che usavano il cellulare,  giravano video e che non erano così fragili e incapaci al punto da accettare di subire abusi tre volte a settimana, per sei anni, pur di dire messa. Oggettivamente si fa fatica a crederlo».

Kamil, il «deus ex machina» 

Bellardini ha poi parlato di Kamil Jarzembowski, l’ex allievo polacco finora unico testimone oculare dei presunti abusi, il quale l’8 aprile 2021 ha presentato una richiesta risarcitoria all’Opera Don Folci «per quello che ha subito nel Preseminario». Secondo l’avvocato, è lui «il deus ex machina» di tutta questa vicenda, perché in cinque anni nessuno dice di aver visto e sentito di abusi, ma di averne avuto notizie solo e sempre da Jarzembowski.

Proprio una dichiarazione di Kamil, ha evidenziato Bellardini, fa cadere una delle accuse principali contro Martinelli, quella della costrizione carnale. Don Gabriele, stando ai racconti, sembra che preannunciasse l’arrivo nella stanza di L.G. con un sms e in un’occasione lo stesso Kamil gli chiese cosa ci facesse nella stanza, intimorendolo al punto di andare via. È la dimostrazione, secondo l’avvocato, che manca l’aggressione e la costrizione.

Una falsa narrazione per libri e tv 

Nella sua arringa Baffioni è partita invece dalla «falsa narrazione» sul caso del San Pio X alla base di servizi Tv e libri (che hanno «venduto» giusto perché «riguardavano il Vaticano») in cui venivano chiamati in causa adulti, sacerdoti, seminaristi, bambini e si parlava di abusi reali, non presunti. Quando la verità ha cominciato gradualmente ad emergere «è venuta meno la prova principale: non si trattava più un adulto e un bambino, e non più un sacerdote e un seminarista, ma di due coetanei, laici». Tutto «traballava dall’inizio», secondo la legale, che ha messo in discussione anche l’altra «falsa narrazione» di un L.G. descritto come uno «sprovveduto», venuto da un paesino di montagna e catapultato in una realtà macroscopica come il Vaticano che non voleva abbandonare. Invece se c’è qualcuno che realmente ha sofferto di tutta questa storia è Martinelli, ha detto: «L.G. lavora in una compagnia aerea, vive a Dubai, le foto sui social lo mostrano sorridente e attento al fisico»; invece Martinelli, «ha subito forti ripercussioni. Non è un orco, se c’è uno che sta male è lui».  

Accuse contraddittorie: «Recitano un copione»

Baffioni ha rilevato inoltre che la coincidenza temporale tra la prima valutazione clinica di L.G., risalente al 20 novembre 2017, esattamente tre giorni dopo la messa in onda dei servizi tv (17 novembre 2017) sul caso del Preseminario. Contraddittorie, per l’avvocatessa, anche le dichiarazioni rilasciate da L.G. e Kamil: «Sembravano recitare un copione scritto, usando espressioni tipiche della letteratura psicanalitica, seguendo lo stesso schema anche quando sono andati a confessarsi».

Ieri il promotore di giustizia aveva chiesto 6 anni di reclusione per i due preti imputati

fonte: vaticannews

17 Luglio 2021 | 17:13
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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