L'evento di Bellinzona del Rinnovamento nello Spirito della Regione Svizzera
Ticino e Grigionitaliano

A Bellinzona in centinaia del Rinnovamento svizzero col vescovo Lazzeri

Una giornata all’insegna dell’esperienza concreta di una unione nelle differenze, quella che si è svolta l’8 dicembre 2019 al Centro Esposizioni di Bellinzona. Riuniti a centinaia erano appartenenti alla realtà carismatica dell’intera Svizzera, per sperimentare questa unità e testimoniarla reciprocamente, rendendo concreto il titolo della manifestazione: «Tutti siete Uno in Cristo».

Ad accompagnare questo cammino è stato Sebastiano Fascetta, un anziano del Rinnovamento nello Spirito italiano, con una lunga esperienza di formatore, membro di una comunità siciliana nata già nel 1985.

«Noi siamo in uno stato permanente di rinnovamento, ha esordito il relatore Fascetta, ricordando che questa è l’esperienza della comunione, di riconciliazione a quattro livelli: con Dio, con noi stessi, con gli altri e con il creato. Radice di questa esperienza è il battesimo, che ci rende degni della vocazione al rinnovamento continuo. La santità non è una conquista, ma un dono, un seme che ci fa realmente santi, anche se ad esso è necessario rispondere. La comunione è un dono, ma anche una missione, una responsabilità. Dio che ci ha fatto senza di noi, non fa nulla senza di noi, come dice Sant’Agostino. Nessuno può dire quel sì al posto nostro, come per Maria per il cui sì si è realizzata la storia della salvezza. La comunione è un processo di umanizzazione progressiva.»

Sul filo di questa affermazione, siamo stati condotti attraverso un itinerario che ha utilizzato diverse contrapposizioni. Babele è la città dell’omologazione, dell’unica lingua, dove ognuno vuole farsi un nome, contro Gerusalemme la città della Pentecoste, in cui le lingue sono molte, ma il nome attorno al quale ci si muove non è il nostro ma quello di Gesù. Caino è il fratello maggiore, che vive Abele come una minaccia, con la mano alzata per uccidere, mentre il buon samaritano si commuove davanti all’uomo oltraggiato, con la mano tesa per aiutare e soccorrere.La comunità non è il luogo delle persone ben educate, ma lo spazio in cui la diversità, il conflitto diviene motivo di arricchimento, perché l’amore non è qualcosa che facciamo noi, ma che riceviamo imparando ad amare come Gesù ci ha amati. Arriviamo così al vertice dell’amore, la croce, non per la sua natura cruenta, né per una sorta di esaltazione della sofferenza, ma per la sua radice profonda, la Buona Notizia, cioè che alla nostra violenza, al nostro peccato, dio risponde con la vita, la vita sovrabbondante del Risorto.Amare come lui ci ha amato, significa allora imparare a rispondere allo stesso modo, in forma carismatica, che non è tanto la manifestazione dei carismi ma l’accoglienza della Grazia, la prorompente sovrabbondanza del dono della vita, che ci fa uscire da noi stessi. Evangelizzare non vuol dire spiegare agli altri la dottrina, né proporla come alternativa all’insensatezza del mondo, ma offrire quella maturità dei figli di dio che è la comunità, che incarna la pienezza di Gesù risorto e dono totale di sé.

A conclusione della giornata il vescovo di Lugano Lazzeri nella celebrazione eucaristica ci ha riproposto la speranza, nel germoglio che nasce da un vecchio tronco. Il profeta infatti è colui che contrariamente a noi, quando scorge un piccolo segno, crede nell’azione di Dio che rinnova il deserto, fa rinascere la speranza, oltre i nostri programmi pastorali, oltre la nostra strategia comunicativa, come giovanni Battista, il più improbabile dei comunicatori.

Dante Balbo

La testimonianza di Isabel Spini di Viganello

L'evento di Bellinzona del Rinnovamento nello Spirito della Regione Svizzera
9 Dicembre 2019 | 11:39
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