Il 28 giugno cinque nuovi cardinali, simbolo di «universalità»

Si apre a nuove frontiere la «Chiesa in uscita» voluta e guidata da Papa Francesco. I cinque futuri cardinali che il Pontefice creerà nel Concistoro del prossimo 28 giugno, annunciato al termine del Regina Coeli di ieri, in piazza San Pietro , provengono da «periferie» del mondo come Laos, El Salvador e Mali, e da due nazioni europee: Spagna e Svezia.

Una costante ormai, questa, delle nomine di Papa Bergoglio che ha riconfigurato il Collegio cardinalizio secondo un criterio di «universalità», superando la tradizione non scritta delle sedi cardinalizie (anche questa volta non figura nessun italiano) e le varie dinamiche di Curia, lasciando spazio invece a pastori provenienti da isole del Pacifico, territori di guerra, zone sperdute di continenti poveri che mai avevano avuto un cardinale. «La loro provenienza da diverse parti del mondo manifesta la cattolicità della Chiesa diffusa in tutta la terra – ha sottolineato infatti il Papa nel dare oggi l’annuncio del quarto Concistoro del suo pontificato – l’assegnazione di un titolo o una diaconia di una parrocchia nell’Urbe testimonia l’appartenenza dei cardinali alla diocesi di Roma che, secondo la nota espressione di Sant’Ignazio, «presiede alla carità» di tutte le Chiese».

Nella lista di nuove porpore il nome più conosciuto è quello dell’arcivescovo di Stoccolma, il carmelitano Anders Arborelius, che ha accolto il Pontefice nel suo viaggio a Lund del 31 ottobre e 1 novembre 2016. Primo presule di etnia svedese dall’inizio della Riforma luterana, Arborelius è uno dei tanti convertiti al cattolicesimo in Svezia dopo la cessazione delle misure drastiche del sovrano Gustav Vasa, per cui professare il cattolicesimo costava la perdita dei diritti civili, e l’ottenimento di piena cittadinanza per tutte le confessioni. La sua conversione avvenne a 20 anni. Nato a Soregno il 24 settembre 1949, nel 1971 è entrato a far parte dell’Ordine dei Padri Carmelitani Scalzi in Norraby e ha eseguito la sua professione perpetua a Bruges, in Belgio nel ’77. Dopo gli studi di filosofia e di teologia in Belgio e al Teresianum a Roma, è stato ordinato sacerdote a Malmö l’8 settembre 1979. Quasi vent’anni dopo, il 29 dicembre 1998, viene consacrato vescovo presso la cattedrale cattolica di Stoccolma, diventando così il primo presule cattolico di Svezia con origini svedesi dal tempo Riforma luterana nel 1500. Per quindici anni è stato presidente della Conferenza episcopale scandinava. In Vaticano è stato dal 2002 al 2009 membro della Commissione della presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia e dal 2014 consultore del Pontificio Consiglio per i Laici.

Il secondo nome europeo nella lista di nuovi cardinali è quello dell’aragonese Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona, successore del cardinale Martínez Sistach. Molto stimato nella sua arcidiocesi (nonostante inizialmente la sua nomina avesse creato qualche polemica), Omella è apprezzato soprattutto per la sua opera pastorale derivante dall’esperienza di ex missionario in Zaire, in Africa, fortemente coinvolto nella vita e nelle attività delle organizzazioni caritative. Il prelato ha completato i suoi studi di filosofia e di teologia presso il Seminario di Saragozza e il Centro di formazione personale dei Padri Bianchi a Lovanio e a Gerusalemme. La sua ordinazione sacerdotale è avvenuta il 20 settembre 1970. Ex parroco e vicario episcopale per la diocesi di Saragozza, è stato  vescovo di Barbastro-Monzón nel ’99, amministratore apostolico di Huesca e di Jaca (2001-2003), e dall’8 aprile 2004, per volontà di Giovanni Paolo II, vescovo della diocesi di Calahorra e La Calzada-Logrorio. La nomina di arcivescovo di Barcellona è del 26 dicembre 2015. È membro della Congregazione per i Vescovi e presidente della Commissione Episcopale per la Pastorale Sociale.

 

Fu uno dei più stretti collaboratori di monsignor Oscar Arnulfo Romero il futuro cardinale Gregorio Rosa Chávez, vescovo titolare di Mulli, ausiliare dell’arcidiocesi di San Salvador (El Salvador). Un caso particolare il suo, considerando che per la prima volta nella storia della Chiesa un ausiliare sarà creato cardinale mentre il titolare della diocesi, monsignor José Luis Escobar y Alas, rimarrà vescovo. Chávez, per decenni al fianco dell’arcivescovo martire, testimone di un periodo altamente drammatico per la Chiesa non solo del Salvador ma dell’intera America latina, è da sempre in prima linea per promuovere il dialogo nel suo Paese e sedare le controversie tra le principali forze politiche. Ordinato sacerdote il 24 gennaio 1970 nel Salvador, ha ricoperto diversi incarichi: da parroco della Chiesa del Rosario nella città di San Miguel, ad assistente spirituale di diverse Associazioni e Movimenti dell’apostolato dei laici; da professore di Teologia presso il Seminario Centrale di San José Montafia a rettore del Seminario di Montaria di San Giuseppe, fino a direttore dei social media nella diocesi di San Miguel, in virtù dei suoi studi in comunicazioni sociali presso l’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio. Attualmente è presidente della Caritas per l’America Latina, per i Caraibi e della Caritas nazionale.

È considerato quasi un eroe nazionale monsignor Jean Zerbo, arcivescovo di Bamako, per il suo ruolo attivo nei negoziati di pace in Mali. Da anni in lotta contro l’esclusione, il presule ha promosso soprattutto la riconciliazione e la solidarietà tra i maliani e non ha mancato di scagliarsi duramente contro l’intervento francese nel suo Paese del 2013. Proprio in Francia, a Lione, il neo porporato ha condotto gran parte della sua formazione, dopo l’ordinazione sacerdotale del 10 luglio 1971, a Segou. Nel suo curriculum c’è anche la Licenza in Sacra Scrittura presso l’Istituto Biblico a Roma, l’incarico di parroco a Markala e di docente presso il Seminario Maggiore di Bamako. Diocesi, questa, dove nel 1988 viene nominato vescovo ausiliare e poi, nel 1998, arcivescovo.

La quinta berretta rossa andrà, infine, a monsignor Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, vescovo titolare di Acque nuove di Proconsolare, vicario apostolico di Paksé, in Laos. È il primo cardinale nella storia della Chiesa laotiana. Nato nel ’44 a Laos, è stato ordinato sacerdote il 5 novembre 1972 a Vientiane. A lui si deve «la scuola di catechisti» e le visite ai villaggi delle montagne. Nel 1975 è stato nominato parroco e pro-vicario del Vicariato Apostolico di Vientiane. Nel 2000 è divenuto vicario apostolico di Pakse e consacrato vescovo l’anno seguente. Il 2 febbraio 2017, è stato nominato amministratore apostolico «Sede Vacante et ad nutum Sanctae Sedis» di Vientiane.

Con queste nuove nomine il Collegio cardinalizio si compone di 121 cardinali elettori in caso di Conclave, uno in più della soglia massima stabilita da Paolo VI.

Sono 106 invece i non elettori, in totale 227. Il 29 giugno, solennità degli apostoli Pietro e Paolo, i neo porporati concelebreranno la messa con il Papa e gli altri cardinali, arcivescovi metropoliti e vescovi nella Basilica di San Pietro. Proprio «alla protezione» dei Santi patroni di Roma, Papa Francesco ha affidato i nuovi cardinali «affinché con l’intercessione del principe degli apostoli, siano autentici servitori della comunione ecclesiale e con quella dell’apostolo delle genti, siano annunciatori gioiosi del Vangelo nel mondo intero e, con la loro testimonianza ed il loro consiglio, mi sostengano più intensamente nel mio servizio di Vescovo di Roma, pastore universale della Chiesa».

(Salvatore Cernuzio / Vatican Insider)

 

22 Maggio 2017 | 11:36
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