Chiesa

Vocazioni e relazioni, i giovani francesi verso il Sinodo

L’approccio di un Sinodo è sempre quello di entrare in sintonia, associare, unire, ascoltare. E su queste basi, in vista dell’assise dedicata ai giovani che si svolgerà nell’ottobre 2018, anche la Chiesa francese cerca di interrogarsi sul tema e di mettersi in relazione con le generazioni del futuro, invitandole ad esprimersi in modo aperto sull’idea di fede e di Chiesa.

 

Il questionario inviato al «giovani del mondo», dai 16 ai 29 anni, tra le cinque lingue in cui è stato redatto, ha nella versione francese – che riguarda potenzialmente oltre 700 milioni di persone nel mondo – un punto di forza e di impegno che la Chiesa d’Oltralpe non sottovaluta ma, anzi, rilancia come campione importante per ascoltare il sentimento religioso in patria e in tutte le aree del mondo che utilizzano lo stesso idioma.

 

I cattolici francesi chiedono con forza ai vescovi e alle Chiese locali nelle domande espresse nel documento che i primi attori del cambiamento sociale oggi siano i veri protagonisti del Sinodo. Il fine è di trovare, insieme alle generazioni adulte, le strade dell’evangelizzazione del futuro. D’altra parte la pastorale giovanile è un laboratorio per tutta la Chiesa, e un cammino di discernimento straordinario non è pensabile immaginarlo senza i giovani.

 

«I giovani, la fede e il discernimento delle vocazioni» è il testo sul quale suor Nathalie Becquart, direttore del Servizio nazionale per la gioventù evangelizzazione e le vocazioni della Conferenza episcopale di Francia, si sta confrontando insieme ad una vivace comunità ecclesiale, cercando di contestualizzarlo in una realtà sociale, secolarizzata e multiculturale, ma anche spesso indifferente al tema religioso. Al settimanale francese «La Vie» suor Becquart afferma che: «L’obiettivo è interrogare direttamente i giovani del mondo, perché non è pensabile parlare di loro senza coinvolgerli nella riflessione. La dinamica di un Sinodo è partecipativa e, in questo caso, l’ascolto della «base» vuol dire costruire la Chiesa del futuro, trasmettere la fede di sempre, con le categorie e i linguaggi di oggi».

 

Ancora suor Nathalie ricorda come «i giovani cattolici non vengano da Marte: sono giovani come gli altri… Naturalmente ci sono cose che li differenziano, ma vivono nello stesso mondo come tutti i loro coetanei, credenti, o non credenti, appartenenti ad altre religioni o culture. Nelle parole del Concilio Vaticano II, lo Spirito Santo soffia su tutti. E lo scopo di un Sinodo è quello di mettersi in ascolto di questo Spirito, quindi bisogna ascoltare tutti».

 

Nel mese di ottobre, tutti i Paesi invieranno i questionari che potranno accompagnare la redazione dei «Lineamenta». E, come osservano i componenti della commissione della Chiesa francese, ciò che risulterà fondamentale sarà la necessità di consultare una gioventù ampia e diffusa oltre la dimensione ecclesiale. Se, infatti, da un lato il Sinodo s’inserisce in realtà nel prolungamento dei due Sinodi della famiglia che avevano già affrontato la questione dei giovani e delle vocazioni, dall’altro esiste nella Chiesa francese «il desiderio di vedere e sentire i giovani, tutti non solo alcuni, magari selezionati. Non è sufficiente che il Papa annunci un Sinodo, è chiaro che dietro e oltre deve esserci una costante animazione, una proposta di dialogo e una mobilitazione diffusa, che dei movimenti giovanili, unita ad un porta a porta, un confronto tra persona e persona».

 

Nel documento preparatorio i vescovi francesi, parlando del significato profondo di «cattolico» ovvero «universale», sottoscrivono la linea di Papa Bergoglio espressa nella prospettiva della condivisione nella Evangelii Gaudium con gli uomini e le donne del nostro tempo, anche coloro che sono lontani o s’ispirano ad altre idealità e fedi. «La missione della Chiesa è arrivare a tutti, senza distinzioni».

 

Il primo passo, dunque, è unire la fede alla vocazione umana e spirituale dei giovani, perché, si afferma, «attraverso questo Sinodo si esprimano la preoccupazione, l’interesse, e la voglia di camminare a fianco dei giovani e aiutarli a muoversi in avanti, crescere e fare delle scelte. L’approccio vocazionale è ampio e vario, ma parte dalla consapevolezza che vivere e amare sia il presupposto delle scelte più impegnative nell’esistenza di ogni persona».

Luca Rolandi (VaticanInsider)

30 Giugno 2017 | 08:00
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