«»‹Pop Theology: dal cinema fantasy una strada per arrivare a Dio – Una riflessione a Roma

Nel Caffé Letterario di via Ostiense, a Roma, dunque in un contesto pienamente laico, si è svolto uno degli incontri del ciclo di quest’anno organizzato dal Sefir – Scienza e Fede nell’Interpretazione del Reale – iniziativa che ha sede nella Pontificia Università Lateranense e fa capo al Progetto Culturale della Chiesa italiana. Mons. Lorizio ordinario di Teologia fondamentale alla Lateranense, ha parlato qualche giorno fa del sacro nel cinema fantasy, analizzando in particolare Avatar, il ciclo Matrix, Dio esiste e vive a Bruxelles . «Roma: la Chiesa nella Città» ha raccolto e sintetizzato l’intervento di mons. Lorizio e in questa puntata se ne propone una sintesi. Grazie dunque a mons. Lorizio per avere consentito questa iniziativa.

La puntata, dopol’intervento mons. Lorizio, prosegue e si conclude con la presentazione di un importante libro delle Edizioni Dehoniane di Bologna: «Il primo martire di mafia. L’eredità di don Pino Puglisi».

La trasmissione «Roma: la Chiesa nella Città» ha una pagina Facebook da cui riascoltare l’audio e seguire le puntate scorse.

Dunque mons. Lorizio ha iniziato il suo intervento osservando come i temi che ruotano intorno alla fede e al sacro – la fede stessa, l’ateismo, il senso della vita – non vanno affrontati nel chiuso delle istituzioni religiosi o della facoltà teologiche perchè abbiamo oggi un grande atteggiamento di attenzione da parte della cosiddetta cultura diffusa (musica, cinema, tv, arte in genere). Ed è quella che si chiama ” pop theology».

La letteratura apocalittica poi – come accade nel Vecchio Testamento o nella Mesopotamia – arriva nei momenti di crisi: la realtà ci delude ed allora evadiamo immaginando il futuro. Nella letteratura fantasy – nota mons. Lorizio – un elemento importante riguarda la presenza non del Dio del monoteismo bensì degli déi e dunque la nostalgia di un sacro diffuso ed anonimo. Ha poco a che fare con i monoteismi e molto con quel ›sacro etere’ di Holderlin nel quale secondo lui abitavano i greci. Dunque un politeismo inserito in un orizzonte di sacralità e che ha comunque sempre bisogno di un eletto, un redentore.

Nel film Avatar abbiamo una umanità tecnologicamente progredita che si reca a distruggere il lontano pianeta di pandora. Pianeta che viene salvato da un uomo diversamente abile, innamorato di una aborigena. E scopre, lui, che la divinità venerata a Pandora è il sacro albero, perchè tutto è sacro lì, ed è una divinità femminile. Un aspetto della metamorfosi di dio compiuta dal cinema porta il passaggio da un dio maschile al femminile.

Un altro aspetto del cinema fantasy riguarda l’inserimento di una figura di architetto dell’universo o del mondo: una figura che ha in mano i destini dell’umanità. Come accade nel film Dio esiste e vive a Bruxelles. Il burattinaio, il demiurgo, una semidivinità di cui sono chiari i riferimenti a Platone. A volte però il demiurgo compie dei pasticci, come nel caso del film in questione, in cui il padre pasticcione del film lascia consentire che da suo computer venga inviato un messaggio sms destinato ad ogni persona nel mondo in cui viene indicato il giorno e l’ora della morte di ciascuno. Le esistenze risultano scombinate, con effetti paradossali raccontati nel film. Ed il guaio viene rimesso a posto dalla moglie. Ancora una volta è l’elemento femminile che interviene e risolve. Si potrebbe dire – i mariologi potrebbero dirlo – che abbiamo delle analogie qui con Maria corredentrice dell’umanità.

In Matrix Reloaded, secondo film del ciclo, il demiurgo è alle prese con l’anomalia e l’imperfezione. E in uno dei dialoghi centrali, l’architetto spiega a Neo, il personaggio centrale di Matrix che la realtà è mera apparenza e mentre la matrice virtuale è la vera realtà. Il film – il terzo della serie – ha a che fare con al resurrezione, anzi se ne verificano tre: quella finale con una suggestiva immagine a forma di croce e il «tutto è compiuto» che richiama il Vangelo; la resurrezione di Neo operata da Trinity – altro nome evocativo – e infine Neo stesso che risuscita Trinity.

Dopo questa analisi – qui sintetizzata – mons. Lorizio osserva a conclusione come la creatività dell’umanità si esprime in tutti i campi del sapere e della vita. E nel momento in cui riflettiamo sulla Bibbia laddove Dio crea l’uomo a sua immagine e somiglianza, allora la creatività è anche essa una parte costitutiva della creazione e della personalità degli esseri umani. Pertanto dobbiamo e possiamo analizzare e studiare il genio creativo dell’uomo, pensando sempre che è ad immagine del genio creativo di Dio.

Nella parte finale della trasmissione abbiamo Rosaria Cascio, una dei due autori del libro «Il primo martire di mafia. L’eredità di padre Pino Puglisi». Rosaria Cascio spiega l’importanza del libro.

«Il primo martire di mafia» si avvia alla terza ristampa in pochissimi mesi e si pregia della prefazione del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dello studioso, tra i maggiori esperti di ndrangheta a livello internazionale, Antonio Nicaso. Il libro si interroga su cosa sia cambiato dopo la morte di padre Pino Puglisi, ucciso a Palermo da Cosa nostra il 15 settembre 1993 a causa del suo impegno evangelico e sociale. Per la prima volta vengono raccontati i fatti che accaddero dalla sera dell’omicidio stesso fino ai nostri giorni, grazie anche alla testimonianza diretta di Rosaria Cascio che con il sacerdote palermitano è cresciuta per 14 anni. Tanti gli interrogativi ai quali si dà una risposta precisa, analizzando le opere che nei luoghi in cui si è impegnato da sacerdote Puglisi ha portato avanti. Il Beato Puglisi ha lasciato una sfida da raccogliere: l’elaborazione di una pastorale più vicina agli ultimi e capace di fronteggiare i fenomeni mafiosi, soprattutto quelli di natura culturale. Dalle parole di condanna di Giovanni Paolo II a quelle di scomunica di Papa Francesco si è realmente passati, nella Chiesa, «dalle parole ai fatti»? I sacerdoti e le comunità cristiane sanno come comportarsi in modo evangelico di fronte alla prepotenza mafiosa? Ognibene e Cascio illustrano documenti precisi con cui alcune Conferenze episcopali italiane stanno compiendo passi avanti insieme alle loro comunità. Un capitolo interessante è dedicato ai bambini di Don Puglisi, quelli ai quali ha dedicato impegno specifico a Brancaccio. Che fine hanno fatto ora che sono trascorsi 25 anni dalla morte del loro parroco? Infine, un intero capitolo è dedicato all’esame del cosiddetto «caso Emilia», regione che è anch’essa ormai da considerare contaminata dalle mafie ma contemporaneamente esempio di riscossa antimafiosa. Un esempio di buone pratiche raccontato in prima persona dai diretti protagonisti che nelle scuole e nelle comunità emiliane, anche spirituali, stanno costruendo percorsi di pedagogia civile e di prassi educative lungimiranti.

Rosaria Cascio – Salvo Ognibene

Il Primo martire di mafia

L’eredità di padre Pino Puglisi. Prefazione di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

Pagine: 240

Collana: P6 Lapislazzuli

Ultima ristampa: 14 novembre 2016

«‚¬ 18,00

16 Giugno 2017 | 12:08
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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