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Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell'incontro nella gratuita dell'amore

Anche quest’anno Papa Francesco ha scelto un’icona evangelica per il messaggio della 49a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, dal titolo ‘Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuita dell’amore’: la ‘visitazione’ di Maria.

Gli spunti che questa immagine può suggerire sono moltissimi: sulla famiglia, sulla comunicazione, sulla fede, sulla chiesa. E, soprattutto, sul loro illuminarsi a vicenda di questi ambiti dell’esistenza umana, dato che la vita non è fatta a compartimenti stagni.

Innanzitutto, l’ascolto: l’antefatto della visitazione è l’annunciazione. Sentita la parola dell’angelo, Maria si mette un cammino senza indugio per portare la notizia, e la propria presenza, alla cugina Elisabetta. Possiamo parlare se abbiamo prima ascoltato. E comunicare significa prima di tutto camminare verso l’altro, ridurre le distanze, portare il dono della propria vicinanza. Come ha fatto Papa Francesco, nel suo viaggio appena concluso nelle Filippine. Emblematiche le parole pronunciate a Tacloban, epicentro del tifone del 2013: «Permettetemi una confidenza: quando vidi a Roma questa catastrofe sentii che dovevo essere qui. Quel giorno decisi di fare il viaggio qui. Sono venuto per stare con voi».

Comunicare prossimità con la prossimità, che è insieme medium e messaggio.

La comunicazione poi non passa solo dalle parole. Il primo a rispondere al saluto di Maria è infatti il bambino, Giovanni, che sussulta nel grembo di Elisabetta: comunicare come esultare, per la gioia della presenza. Come scrisse S. Ambrogio, «Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia».

Una notazione importante del messaggio è proprio questa: il grembo materno è la prima scuola di comunicazione, matrice di ogni altra forma.

Anche cronologicamente è il primo ambiente in cui impariamo a decodificare ed emettere segnali, come il battito rassicurante del cuore materno o, per la mamma, i movimenti del bambino. Il modo di questa relazione è l’ospitalità: parola di reciprocità, dove chi ospita e chi è ospitato si definiscono a vicenda; dove il reciproco accogliere ed essere accolti inaugura per entrambi un nuovo modo di esistere. L’altro non è mai solo un interlocutore: è prima di tutto qualcuno da accogliere. E nell’incontro nasce sempre una novità per entrambi.

Il grembo dice di un rapporto che è insieme di alterità e intimità, mai però di estraneità. Per questo, oggi, espressioni come ‘madre surrogata’ risultano tecnicismi astratti e ciechi all’esperienza.

La famiglia stessa è un grembo comunicativo, dove avviene la nostra ‘seconda nascita’ in un contesto di alleanza tra differenze, di generi e di generazioni: una realtà molto concreta, non un modello astratto, ci ricorda il Papa. La famiglia è sempre una realtà imperfetta, ma viva, dove il linguaggio dei gesti è più eloquente delle parole, dove il perdono reciproco consente di rinascere ogni volta, dove si impara a festeggiare, raccontare, ringraziare.

L’icona della visitazione ci parla anche della comunicazione come benedizione: Elisabetta benedice Maria, che a sua volta intona il canto del Magnificat, ricordando l’origine di ogni benedizione. Al contrario, la nostra comunicazione è troppo spesso un male-dire, un accentuare le divisioni, le contrapposizioni. Siamo capaci di non alimentare strumentalmente la conflittualità? Di non afferrare ogni parola sulla scena pubblica e piegarla verso l’una o l’altra delle posizioni precostituite? Di riconoscere piuttosto ciò che ci unisce?

A riflettere su questo, e molto altro, ci invita oggi Papa Francesco.

Di Chiara Giaccardi (Università Cattolica del Sacro Cuore)

Giovani con il Papa
22 Gennaio 2015 | 10:43
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