Manuela Masone

Vita cristiana e martirio

di Manuela Masone

I fatti del giovedì santo accaduti in Kenya, mi hanno spinta a rileggere una ricerca che avevo svolto qualche anno fa sul martirio nei primi secoli e la sua influenza nella spiritualità cristiana. La fede dei primi cristiani era caratterizzata dall’esperienza della passione, morte e risurrezione di Gesù, che diventa speranza di vita eterna. Inoltre, ciò che colpiva in coloro che avevano deciso di seguire Cristo, erano le relazioni nuove, caratterizzate dall’amore fraterno e ispirate dall’amore di Dio rivelato nel Figlio: «Da questo riconosceranno che voi siete miei discepoli: nell’amore che avrete gli uni per gli altri» (Gv 13, 35). Il cristianesimo, come ricorda Paolo, rende uniti in Cristo ed uguali davanti a Lui: «Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28).

L’uccisione di Stefano che, come Gesù prima di morire, perdona i propri nemici (At 7, 60), inaugura il lungo periodo in cui la chiesa si sviluppa attraverso le persecuzioni e il sangue dei martiri. Il martirio non viene in alcun modo ricercato ma viene accolto e vissuto come testimonianza. Ci sono principalmente tre elementi della spiritualità cristiana che hanno origine proprio da qui: l’imitazione di Cristo, la dimensione ascetica e la dimensione mistica.

Imitazione di Cristo: anche se fin dall’inizio, alcuni hanno sacrificato la vita nel martirio unendosi alla passione di Cristo, l’imitazione viene considerata come una disposizione interiore che consiste nell’avere gli stessi sentimenti di Gesù (Fil 2,5). L’ideale di santità nei primi secoli è rappresentato dalla testimonianza fino alla morte, attraverso la quale si manifesta la carità perfetta. I martiri appartenevano a tutte le classi sociali, comprendevano giovani e meno giovani, uomini e donne. Con il placarsi delle persecuzioni resta nella spiritualità cristiana il tema dell’imitazione di Cristo come cammino di santità.

Dimensione ascetica: la morte come testimonianza di fede era una possibilità imminente nei primi secoli e per questa ragione ci si doveva preparare. La parola ascesi viene impiegata per indicare questa preparazione. L’etimologia del termine implica l’idea di esercizi ginnici e i martiri vengono considerati come degli atleti che si preparano al combattimento per essere trovati vittoriosi davanti a Dio. La spiritualità cristiana, ed in particolare il monachesimo, riprenderà questo tema dell’ascesi che permette di affrontare la lotta spirituale (intesa sia come lotta contro ciò che allontana da Dio, sia contro il male).

Dimensione mistica: il martire riceve una forza particolare da Dio per affrontare la morte: sente la sua presenza e in alcuni casi è accompagnato da fenomeni mistici, come visioni o profezie, che testimoniano dell’unione a Cristo. Da qui, secondo alcuni autori, deriverebbe la nozione nella spiritualità di esperienza mistica.

In conclusione vorrei lasciare alla vostra riflessione alcune frasi tratte dal testamento spirituale di Shahbaz Bhatti, che abbiamo potuto ascoltare durante la Via Crucis al Colosseo, il venerdì santo:

Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico.

 Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora — in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan — Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita.

 

14 Aprile 2015 | 08:00
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