Cristina Vonzun

Un linguaggio politico da reality show, peccato ci sia l'atomica

Premetto che non mi intendo di politica internazionale ma vorrei spendere alcune righe perchè mi sorprende e impensierisce il modo con cui l’attuale presidente americano si muove a livello comunicativo nello schacchiere internazionale e sul piano americano. A livello internazionale gioca a minacciare guerre: contro la Corea del Nord, contro Maduro l’altro ieri, contro l’Iran tacciato di essere l’origine di tutto il terrorismo esistente in Medio Oriente, non più tardi di qualche mese fa. I toni sono forti: espressioni dure e minacce. Non so quanto possano però essere d’aiuto questi modi di comunicare nei 3 casi citati: il leader della Nord Corea è una sorta di piccolo imperatore cresciuto in un mondo alieno, seriamente convinto di essere il capo della più grande potenza mondiale; Maduro è un altro dittatore, ma sappiamo però bene che in America latina se gli Usa vogliono inimicarsi un popolo come quello che sta combattendo la dittatura in Venezuela, non hanno altro da fare che cacciare il naso negli affari di quel paese. Il terzo caso, quello iraniano è paradossale: l’estremismo Isis è a matrice salafita sunnita e gli sciiti (come sono gli iraniani) ne sono vittime. Insomma un pasticcio. Poi, per chiudere in bellezza, dopo il quadro di leggi exenofobe verso i migranti che per mesi abbiamo sentito, si arriva alla strage razzista di Charlotteville.  Le conclusioni tiratele voi. Io dico solo che questo linguaggio da reality show deve fare i conti anche con paesi che hanno l’atomica … oltre che con gli estremisti del kkk.

14 Agosto 2017 | 11:24
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