Davide De Lorenzi

Se brucia Notre Dame brucia una parte di noi

Vedere in diretta Notre Dame in fiamme, l’altra sera, non sembrava vero. Uno spettacolo terrificante. In questi momenti ci sentiamo fragili perché i nostri simboli, la nostra identità, le nostre certezze vengono improvvisamente lacerate, ma al contempo si manifesta un meccanismo forse paradossale: non è che forse Notre Dame è più «nostra» ora che l’abbiamo vista incendiata, minacciata, sfregiata? Prima era una magnifica cattedrale famosa meta turistica, certamente ricca di storia e cultura, ma ora è come se l’incendio l’avesse resa ancor di più una parte di noi. Vedere la «flèche» precipitare sul tetto in fiamme è stato come veder crollare una parte di ciò che ci costituisce, come un’epifania di ciò che siamo ed era lì incastonato in quei secolari «legni sacri»…

Tutto ciò è «cultura». La cultura è il nostro modo di essere al mondo attraverso le espressioni artistiche, la poesia, la parola, la musica, l’architettura, la religione,… Quando una parte di cultura è minacciata o ci viene strappata ecco la spinta innata a difenderla, a proteggerla, a custodirla. La pioggia di milioni di euro per i restauri arrivata da grandi multinazionali sarebbe arrivata prima dell’incendio, se si fosse detto semplicemente: «dobbiamo restaurare la cattedrale»? Spesso è proprio quando perdiamo qualcosa (o qualcuno), quando ci sentiamo orfani, quando restiamo spiazzati, che tocchiamo l’anima dell’esistenza umana, che è un attaccarsi alla bellezza e riconoscerla come nocciolo vitale.

Certo – come provocatoriamente affermato da qualcuno – il rischio è che ci commuoviamo per Notre Dame in fiamme e non ci lasciamo toccare da altri drammi, come il quotidiano conteggio dei migranti morti in mare. In realtà non dev’esserci distinzione: in Siria il sedicente Stato Islamico distruggeva Palmira e allo stesso tempo uccideva; sotto le bombe delle guerre crollano le chiese, le moschee, i templi… e le rovine dei monumenti di mischiano con le macerie delle case e il sangue degli innocenti. Ciò che conta allora è che tutto è ugualmente sacro e inviolabile, espressione di vita e di cultura: ce lo insegna Parigi che non si è arresa dopo gli efferati attentati subiti e che ora con le navate ancora fumanti sa già che Notre Dame sarà ricostruita. Come da noi è stata recuperata la splendida Madonna delle Grazie a Bellinzona, come dalle macerie della valanga di Mogno è sbocciata la perla di Mario Botta.

Quando ricostruiamo una cattedrale bruciata, una città bombardata, un ponte distrutto da un’alluvione, una casa da un terremoto… siamo capaci di bellezza, è una Pasqua che sfolgora su croci e macerie. Facciamo cultura, un gesto di grande fede, speranza, responsabilità e amore per l’umanità e per Dio.

20 Aprile 2019 | 06:10
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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