Davide De Lorenzi

Scomoda Quaresima

di Davide De Lorenzi

Da bambini era una bella soddisfazione portare in chiesa la busta di Sacrificio Quaresimale piena di tante monetine, risultato di faticose rinunce. Ci si sentiva solidali e un po’ più buoni. Con gli anni si è imparato a catechismo il senso più profondo della Quaresima; mentre da adulti ci limitiamo a non mangiare carne i venerdì e ad aumentare il gruzzoletto nella busta blu. Ammettiamolo, la Quaresima ci va un po’ storta, meglio l’Avvento.

Riduciamo le calorie, promettiamo di non più mangiare dolci, di fumare meno, di…  il tutto per metterci il cuore in pace? Perché se fosse per noi ci limiteremmo a un semplice lifting di facciata… appunto, quelli che Gesù chiamava «sepolcri imbiancati». Invece ci vuole di più. Non tanto nella busta viola o in digiuni simili a diete dimagranti. Ci vuole di più nel senso che ci vuole tutto, il tutto di noi, per toccare il centro della nostra esistenza e capire dove esso risieda. Non cerchiamo troppo lontano, perchè il centro siamo noi stessi. Non che questo sia completamente sbagliato, ma – parlo per me, scusate – questo si chiama egocentrismo e la Quaresima ce lo deve disinnescare. Come? Spogliandolo di tutto quanto il consumismo ci fa passare per indispensabile: quanti piccoli oggetti acquisiamo, quanti capricci, quante inutili cose consumiamo… Tonnellate di merci arrivano dalla Cina per soddisfare i nostri «bisogni». Monetizzando tutto, nella busta potremmo mettere diverse banconote, altro che gli spiccioli risparmiati alla macchinetta del caffè…

Ci sarebbe poi un’altra cosa: l’essere sempre in un altro luogo e non si tratta di bi – o trilocazione alla padre Pio. Per farmi capire vi faccio pensare a una cena al ristorante: quante persone sono realmente lì? Poche, perché quasi tutte sono assorte nel proprio telefonino: ci si scrive persino dallo stesso tavolo… Le nuove tecnologie – straordinarie su molti punti – ci permettono una connessione perpetua che paradossalmente ci può estraniare dal luogo e dalle persone che ci circondano. È così necessario vivere su chat-line, raccontare tutto per messaggi o sui social? Perché allora non spegnere tablet e telefonini per qualche ora? (ma restate su catt.ch…) Uscire un po’ dalle luci della ribalta e del voyeurismo reciproco, ritirarsi, ascoltare, accorgersi di ciò che ci circonda. Forse sono questi i digiuni e le astinenze della nostra Quaresima 2.0 per far spazio a quanto ci interpella: l’altro con i suoi bisogni, gli altri, Dio.

Parte del drappo della Campagna
23 Febbraio 2015 | 08:00
Tempo di lettura: ca. 1 min.
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