Rolando Leo

Saper cantare quello in cui crediamo

di Don Rolando Leo

Vivo sempre l’esperienza della formazione del clero con curiosità ed interesse, soprattutto per il valore del nostro stare assieme come presbiteri, per un momento sempre raro di condivisione, in cui possiamo scorgere frammenti di genuinità quotidiana, esistenziale, legati alla vita dei fratelli nella fede e nel ministero.
Qualcuno potrebbe chiedersi di cosa mai parlino i preti quando si incontrano.
Pochi si immaginano forse che si parli di fede (questione apparentemente scontata), che ci si riponga la domanda su come definirla oggi, di nuovo, e a che punto siamo noi, predicatori, maestri di spiritualità, guide del Mistero, quali sono le nostre difficoltà nell’affrontare il mondo odierno …
Una delle domande che ci siamo posti dopo aver riletto l’inizio del Vangelo secondo Luca col nostro vescovo, è stata: come viviamo il passare degli anni della nostra vita? Quale rapporto tra la nostra età e l’esperienza di fede? Come viviamo e quanto crediamo all’espressione di Gesù «nulla è impossibile a Dio»? Come vincere la banalità, lo scontato della nostra pastorale?
Ci siamo confrontati serenamente, giovani ed anziani, condividendo vissuti ed esperienze, chi più e chi meno serenamente; qualche anziano ci ha parlato della sua nuova età presbiterale, avendo lasciato gli incarichi ufficiali in diocesi.

Col vescovo abbiamo riflettuto, arrivando a dire che l’incredulità non è tanto non celebrare o non pregare più,ma piuttosto non credere più che il nostro sia un tempo di misericordia e di incontro.

In Luca cogliamo la timidezza di Elisabetta che sta in casa dopo aver ricevuto il Dono della notizia dell’arrivo del figlio Giovanni Battista; poi si fa strada lo slancio di Maria che invece affronta un viaggio di 100 km per raggiungere la cugina Elisabetta e condividere la gioia, magnificando il Signore.

Occorre che prendano coscienza di ciò che hanno ricevuto,sia l’una che l’altra donna.

Anche noi dobbiamo riprendere coscienza del dono e della responsabilità che abbiamo ricevuto! Di fronte al popolo ed al mondo intero, di fronte alla vita! Occorre SAPER CANTARE QUELLO IN CUI CREDIAMO.

In mezzo a noi abbiamo molto di più di quello che possiamo capire e sapere (»non sapevate che io devo occuparmi delle cose del padre mio?»).

La fede è una luce per camminare,non una luce che ti illumina tutto. Non abbiamo la luce piena. Non abbiamo capito tutto. Siamo in cammino e viviamo talvolta con fatica le difficoltà.

È stato un momento vero, talvolta anche crudo nella sua schiettezza e sincerità!
Ringrazio il Signore per questa comunione che ci viene offerta, senza della quale ci mancherebbe qualcosa di essenziale. Se lo ascoltiamo davvero, Lui non ce la fa mancare.

22 Ottobre 2015 | 07:15
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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