Davide De Lorenzi

Ricordo di mons. Eugenio Corecco nel 20° anniversario di morte

di Davide De Lorenzi

20 anni fa, il 1° marzo 1995, ci lasciava il vescovo Eugenio Corecco. Il tempo che passa a volte diventa uno spazio di distacco chi si perde in oblio;  ma altre volte è una finestra che si apre su un’altra dimensione e ne rafforza l’eco e una vicinanza. Con il Vescovo Eugenio la distanza sembra proprio «lavorare» su un ricordo sempre più vivo e fondato sull’essenziale, capace di gratitudine per averlo conosciuto ma anche disposto ad una matura volontà di comprensione e anche di imitazione. Leggendo l’ultimo numero del Bollettino dell’Associazione amici di Eugenio Corecco si coglie la ricchezza di un’eredità che possiamo definire profetica, capace di dirci qualcosa di importante ancora oggi. L’Azione Cattolica «rinata» è tra le ricchezze di questa «eredità»: a partire dal congresso del 1989 Eugenio Corecco aveva dedicato un’attenzione straordinaria nel rilancio di un’associazione su cui in pochi avrebbero scommesso, lui che oltretutto proveniva dall’esperienza di una vita nel movimento di Comunione e Liberazione. Questo è straordinario, perché significa avere un’intuizione di Chiesa davvero grande, dove tutti edificano il tessuto ecclesiale alla luce anche delle novità dei documenti conciliari sulla Chiesa e il laicato, oltre steccati e particolarismi.

Un’altra eredità – colta da tutti i ticinesi, anche da coloro che in un primo tempo erano scettici sulla scelta di lui come vescovo – è quella del dare la vita per gli altri vivendo con pienezza la malattia. Offrendo la sua sofferenza e la sua stessa vita (»la tua grazia vale più della vita») ha imitato Cristo che ha dato la vita per i suoi amici. Toccante la testimonianza sull’ultimo Bollettino di Padre Mauro Lepori che descrive la «pazzia» di Corecco che nonostante la salute precaria volle essere a Hauterive per l’ordinazione abaziale del «suo» padre Mauro.

Ricordo ancora cosa disse ai giovani dell’AC, ormai certo del destino che stava per compiersi:  »dovete essere attaccati al vescovo non perché sono io, ma anche a chi verrà dopo di me, perché il legame con il vescovo è una cosa che va oltre la persona». Un’eredità che permette a chi la riceve di camminare ancora, anche 20 anni dopo, in questa scia di grazia nella Chiesa che si rinnova e vive in questo presente ma immersa in un’altra dimensione. Dove chi ci ha lasciato in realtà è ancora di più con noi.

Eugenio Corecco (1931 – 1995), fu vescovo di Lugano
1 Marzo 2015 | 12:00
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