Cristina Vonzun

Quando amore e rabbia corrono su facebook

Il fatto che le emozioni corrano nella rete più veloci del pensiero, del ragionamento ponderato, della riflessione, è un dato di fatto che riguarda sia le reazioni buone sia quelle feroci. D’altronde le reti sociali nell’epoca definita della rapidizzazione sono uno strumento di reazione immediata, viscerale, senza pensiero, nello stile del «botta e risposta», del like, ma pure dell’antico detto «occhio per occhio, dente per dente» di hammurabica memoria. Purtroppo la moderazione di decine e decine di reazioni emotive a catena tutte abilmente gestite da algoritmi matematici che sono dei moltiplicatori nella ricerca di soggetti a cui far apparire nella pole position del proprio profilo quel post che è affine al numero di click e like che il tizio nel suo passato recente e remoto ha in conto nella rete, ebbene tale «moderazione» diventa umanamente impossibile da gestire. Post infestati di insulti emotivamente incontrollati o di lodi altrettanto visceralmente prodotte, si moltiplicano nei profili grazie agli algoritmi, raccogliendo così ulteriori schiere di emozioni, negative o positive che siano da altri profili. Evidentemente noi siamo perfettamente convinti di essere i «signori» dei like che appicchiamo ai post o dei commenti a reazione che piazziamo a destra e a sinistra, senza invece renderci conto che più commentiamo certe notizie, più riceveremo proprio quei tipi di notizie e con noi li riceveranno i nostri amici. Quindi ci troveremo sempre più spesso, per volontà algoritmica, a vedere certi tipi di post rispetto ad altri e a rilanciarli. E a non vederne molti altri. La rete è uno spazio fantastico di comunicazione, ma occorre sempre pensare che ci stiamo muovendo non in un ambiente governato da noi, ma in un mondo gestito da algoritmi nello spazio dei Big Data. La sensazione è di essere libero, immensamente libero, mentre in verità quasi tutta la realtà che vedi e che non vedi, che ti viene proposto o che mai ti sarà mostrato, ciò dentro cui ti muovi, è frutto di un calcolo matematico che di libero ha ben poco perché si muove per associazione matematica. Quindi che fare? Non reagire automaticamente ma ponderare prima di mettere un like, di postare un commento scandalizzato o un messaggio estasiato. È rapidissimo esprimere un commento in questo mondo, dove sei lontano dal volto dell’altro. Fermati e pensa sempre che non stai solo parlando a quel post ma a chi l’ha scritto, magari un amico che forse sarebbe meglio raggiungere con un messaggio personale per un chiarimento, se il post che hai davanti ti pare forse un po’ strano. Riconduci il post al volto della persona che sta dietro al profilo e non replicare subito, perché la replica scatena non solo altre repliche, ma repliche matematicamente guidate, e tutti gli arrabbiati contro A rilanceranno ad altri potenziali arrabbiati contro A… per una rabbia a catena. Idem con l’amore. E tutto è tecnicamente pensato per suggerirti una reazione che sia il più veloce possibile. Così funziona che il tuo comportamento registrato viene rilanciato a coloro che la pensano come te, creando così una bella community bolla di sapone, dove tutti gli arrabbiati contro il post A, gli innamorati del post B e gli scandalizzati del post C si ritrovano rispettivamente nelle comunità A, B e C. Se poi di mezzo ci sono le fake … si salvi chi può. Stiamo pure nella rete, coscienti però che il nostro amore e la nostra rabbia espressi nei post costituiscono il nostro profilo social, le nostre amicizie, la nostra comunity e in ultima analisi «noi stessi» nella rete.

22 Maggio 2019 | 21:55
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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