Manuela Masone

Quali sono i tuoi talenti?

Nella mia formazione professionale in ambito delle risorse umane, ricordo che ero stupita di riconoscere un termine biblico, «Skill», che significa talento, abilità. Viviamo in una società in rapida evoluzione dove a livello lavorativo è richiesta flessibilità e aggiornamento costante e in cui la formazione continua non è un optional ma una reale necessità. Occorre quindi sviluppare le proprie capacità.
Anche nella parabola evangelica (Mt 25,14ss) è richiesto a ciascuno di far fruttare i talenti affidati. Ma di cosa si tratta? Il termine è entrato a far parte del linguaggio ordinario e «avere talento» significa avere delle capacità innate. Queste doti possono essere assecondate e sviluppate, oppure venir messe da parte. Quando San Paolo parla dei doni di Dio, spiega che a ognuno vengono dati doni diversi, ma che tutti contribuiscono all’edificazione comune (1Cor 12,1ss). Per questa ragione Gesù nella parabola ha parole dure per colui che non ha messo a frutto quanto ricevuto, perché non ha fatto un torto solo a sé stesso ma a tutta la comunità.
Quando si è giovani, generalmente si pensa a ciò che si vorrebbe fare «da grandi», quando si è diversamente giovani, si pensa a tutto quello che si potrà fare una volta in pensione. Nella vita cristiana invece si pensa a quale sia la volontà di Dio per noi solo in termini di vocazione (matrimonio vs vita consacrata/sacerdozio). Una volta che ci si è orientati spesso ci si accontenta di «praticare».
Il vero discernimento tuttavia dura tutta la vita perché continuamente è necessario capire come impiegare al meglio i propri doni nella famiglia, per la chiesa e nella società. Sia per i giovani che per i diversamente giovani c’è un oggi del dono, che non ha bisogno di attendere.
Oggi, nella mia situazione particolare, cosa sono chiamato ad essere e a fare? Porsi questa domanda potrebbe voler dire per alcuni fare ordine tra le proprie attività, mettendo delle priorità ed evitando di disperdersi. Oppure per altri evitare di attendere, protesi unicamente verso il futuro senza considerare il quotidiano. Forse qualcuno proverà a portare avanti nuovi progetti, mentre un altro si renderà conto che è chiamato a stare proprio lì dove si trova, senza fuggire la realtà.
Nessuno è privo di talenti e se proprio non riusciamo a scorgerli in noi possiamo farci aiutare da una persona di fiducia nel discernimento.
Non c’è un modo univoco di far fruttare i propri talenti, ma solitamente c’è una gioia profonda che nasce nel cuore quando ciò avviene, una gioia che scaturisce contemporaneamente dal dono di sé e da un sentimento di realizzazione. «È donando che si riceve», affermava San Francesco.

13 Settembre 2017 | 17:30
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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