Cristina Vonzun

Il Papa chiede ai leader religiosi di «sporcarsi le mani»

«I credenti siano artigiani di pace», sono alcune delle ultime parole pronunciate dal Papa nel tramonto di Assisi. Parole che ben esprimono sia lo spirito con cui Francesco ha vissuto questo incontro, sia la sua idea di dialogo interreligioso e di ecumenismo. Un’idea che abbiamo visto espressa in altre occasioni: con il patriarca di Mosca Kyrill, con Bartolomeo durante la visita a Lesbo, con altri leader religiosi incontrati in Vaticano: l’artigianato di chi si impegna in opere di pace, possibilmente insieme. Per questo probabilmente, oltre all’appello lanciato nel tramonto di Assisi ai leader delle religioni a farsi mediatori di processi di pace, il Papa ha voluto ricordare l’esperienza che ha vissuto alcune mesi fa con Bartolomeo, il patriarca ecumenico ortodosso, nella visita ai profughi assiepati sull’isola greca di Lesbo. Un impegno che continua nel lavoro delle due Chiese accanto a chi ha perso tutto. Francesco ha spiegato Lesbo, rivolgendo un appello ai leader religiosi fatto di punti concreti a favore dei poveri, dei deboli, di coloro che hanno perso tutto: i veri soggetti della pace. «La nostra strada – ha osservato il Papa – è quella di immergerci nelle situazioni e dare il primo posto a chi soffre; di assumere i conflitti e sanarli dal di dentro; di percorrere con coerenza vie di bene, respingendo le scorciatoie del male; di intraprendere pazientemente, con l’aiuto di Dio e con la buona volontà, processi di pace». Processi che Francesco declina per i leader religiosi nella proposta di alcuni ambiti di impegno: il «perdono» che sana «le ferite del passato», «l’accoglienza» che è «disponibilità al dialogo, superamento delle chiusure, che non sono strategie di sicurezza, ma ponti sul vuoto», «la collaborazione» che significa «scambio con l’altro, che costituisce un fratello con cui provare a costruire un mondo migliore», «l’educazione» che vuol dire «acquisire la cultura dell’incontro». Liberando i credenti da ogni tentazione di «fondamentalismo», il Papa rivolge allora, un appello diretto ai  Capi religiosi, affinché siano «solidi ponti di dialogo, mediatori creativi di pace».Che dire? Un pensatore come il sociologo Bauman ha definito in questi giorni il Papa, l’unico leader mondiale capace di cogliere il cuore della crisi di oggi. Certamente Francesco propone una sua visione, ma non ama farlo da solo, non è un condottiero solitario, è piuttosto un umile artigiano di pace. Il suo coinvolgersi nei problemi è sempre «con altri», senza protagonismo personale, ma con grande umiltà, proponendo un lavoro di squadra. Come a Lesbo, per fare un esempio. Insomma, l’invito del Papa ai leader religiosi, detto in parole tratte dall’esperienza quotidiana di tutti noi, è di «sporcarsi insieme le mani» operando per la pace nelle crisi della storia.

21 Settembre 2016 | 16:03
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