Cristina Vonzun

Natale

In questi giorni di Natale dove non sono mancate le solite incontestabili statistiche con gli ultimi risultati della secolarizzazione che vanno nell’ordine della perdita di religiosità e di senso del Natale a vantaggio di forme di spiritualità privata (io che bazzico la Svizzera tedesca fucina di tali spiritualità sono l’ultima a stupirmi), ho pensato a quale presenza la gente si attende da parte di noi cristiani. L’impulso direbbe di dissolvere il cristianesimo in un’ etica sociale, un richiamo ai valori generali. Mi ha fatto molto riflettere in tal senso un bellissimo quanto impegnativo biglietto natalizio ricevuto da un’amica via rete. Un bel albero di Natale ricco di motti molto concreti per vivere il Natale ogni giorno con attenzioni diverse: poveri, malati, persone sole e via dicendo. Francesco nell’omelia della Messa di mezzanotte ha sua volta richiamato a questa «concretezza» cristiana «Aprite le porte a Cristo», ha detto Bergoglio … «nel povero, nel migrante» e via dicendo. Un amico mi ha mandato a Natale i suoi auguri dall’India, dove trascorre le vacanze accudendo bambini disabili. Nel messaggio mi ha scritto: «Ecco Gesù» (e si vede un ragazzino in sedia a rotelle, amorevolmente accudito da un volontario). Sì, il cristianesimo postmoderno, il cristianesimo della secolarizzazione non è il cristianesimo delle battaglie ideologiche che hanno fatto il loro tempo, ma è la fede interiore, mistica, dei ragazzi che in queste ore andranno a Basilea per partecipare al raduno ecumenico europeo di Taizé. Ma è anche il cristianesimo che si ripensa mettendo le periferie sociali ed esistenziali al centro della pastorale e della vita della Chiesa, rispondendo così a quella compagnia del quotidiano, a quella misericordia visibile che la gente cerca e vuole vedere. «Il Vangelo e i poveri», esortava Jorge Mario Bergoglio alla vigilia dell’Assemblea della Chiesa latino americana, nel 2007, ad Aparecida in Brasile. I poveri, i fragili, i soli. Fra Martino in un sms ieri mi faceva gli auguri di Natale e mi scriveva che c’era pieno al pranzo di Natale per le persone sole organizzato a Lugano. Lui prova a vivere già una solidarietà in rete con tutte le componenti della società civile, profezia di una Chiesa che indubbiamente deve interrogarsi e individuare strade confacenti alla sua missione che oggi è diversa rispetto a 50 o 30 anni fa. Una Chiesa, mistica inclusiva e in rete, ecco il mio augurio per questo Natale. Buon Natale!
26 Dicembre 2017 | 13:48
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