Suor Sandra Künzli

Lettera pastorale: la via dell'umiltà e della semplicità

«Gesù ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone e i sandali»: (cfr Mc 6,8-9). Monsignor Lazzeri, nella sua sesta lettera pastorale «I cristiani? Quelli della via», al punto 4, afferma che «non si può esaurire la richiesta di Gesù in un generico appello alla sobrietà che è pur sempre attuale e deve caratterizzare la vita dei missionari…».

Per i religiosi che fanno i voti, questo brano del Vangelo è un richiamo a vivere la povertà ma non solo… «È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per il genere umano, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà… in questo mondo». (Tt 2, 11-12) I consacrati fanno i voti di castità, povertà e obbedienza. Il voto di povertà viene interpretato con sfumature diverse,a seconda dell’Ordine cui si appartiene. Per le clarisse, ad esempio, è vissuto in modo più radicale. Per gli agostiniani, si tratta di mettere tutti i beni in comune, affinché ciò che è nostro sia di tutti e dell’accontentarsi di poco. Sant’Agostino, per le sue donazioni monastiche, si ispirava alla primitiva comunità apostolica, dove si metteva ogni cosa in comune, avendo tutti un cuor solo e un’anima sola protesi verso Dio. Nelle nostre costituzioni leggiamo: «Seguiamo Cristo povero, mantenendo libero il cuore dal desiderio dei beni terreni e servendoci di essi con moderazione, per poterci dedicare più speditamente al servizio di Dio e del prossimo». Per il nostro fondatore spirituale però, l’essenziale non sta tanto nella povertà materiale, quanto in quella di spirito. Cito ancora: «La povertà religiosa non consiste nella sola rinuncia ai beni temporali ma anche ad ogni forma di preminenza… La povertà, infatti, vale ben poco se non è congiunta all’umiltà e semplicità del cuore» (Cost.).

«Povero di Dio (dice il vescovo di Ippona) è colui che lo è nel cuore e non nella borsa». Il nostro santo scrive: «Chi sono i poveri di spirito? Gli umili, coloro che confessano i loro peccati, non presumono dei loro meriti né della loro giustizia… Coloro che, se fanno qualcosa di buono, lodano Dio, se fanno qualcosa di male, se ne accusano ». Una simile povertà può essere vissuta anche dai laici che vivono nel mondo e hanno l’assillo dei beni materiali. Il papa San Leone Magno è sulla stessa lunghezza d’onda quando scrive: «Ma quando si dice: «beati i poveri in spirito»,mostra che il regno dei cieli va assegnato piuttosto a quanti hanno la commendatizia dell’umiltà interiore, anziché la semplice carenza di beni esteriori». Sforziamoci di entrare nella porta stretta dell’umiltà e di saper anche condividere con chi è privo del necessario: ci verrà ampiamente aperto l’ingresso del regno eterno del nostro Dio, umile e misericordioso. Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?» Risposero: «Nulla». (Lc 22, 35) Chi ha Dio nel cuore non manca di nulla perché il Signore provvede ai suoi piccoli.

7 Ottobre 2021 | 07:02
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!