Suor Sandra Künzli

La preghiera del cuore

Di Suor Sandra, Monastero S. Caterina

La quarta parte del Catechismo della Chiesa Cattolica è dedicata alla preghiera. Essa si apre cercando di dare una definizione dell’orazione. La disposizione necessaria per ricevere il dono della preghiera è l’umiltà, perché – e qui si cita S. Agostino – «l’uomo è un mendicante di Dio» (n. 2559). I salmi costituiscono il «capolavoro della preghiera dell’Antico Testamento» (n. 2596) e «restano essenziali per la preghiera della Chiesa» (n. 2586). Gesù si ritirava spesso in disparte per pregare, e c’insegna a fare altrettanto oggi. L’Eucaristia è il culmine della preghiera cristiana ed è il più grande sacrificio di lode.
Alla tradizione orientale è cara la preghiera del cuore: «Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore». Questa preghiera, precisa il Catechismo, «è possibile in ogni tempo, perché non è un’occupazione accanto ad un’altra, ma è l’unica occupazione, quella di amare Dio che anima e trasfigura ogni azione in Cristo Gesù» (n. 2668). Nei Racconti di un pellegrino russo, testo ascetico scritto tra il 1853 e il 186l da un anonimo russo, il pellegrino, protagonista dell’opera, afferma che ogni volta che recitiamo la preghiera di Gesù, è come se egli ci rispondesse «Io ti perdono!»
In occidente la bella devozione del rosario si è sviluppata nel medioevo.
La Serva di Dio, Suor Consolata Betrone, clarissa cappuccina del monastero di Torino borgo Po, e in seguito, del monastero del Sacro Cuore di Moncalieri (TO), «apostola dell’incessante atto d’amore», vissuta tra il 1903 e il 1946, diffuse la preghiera insegnatale da Gesù: «Gesù, Maria, vi amo, salvate anime» e incoraggiava a recitarla con frequenza. Così le ispirava Gesù: «Mentre tu reclinata sul mio Cuore, mi ami, io brucio tutti i tuoi difetti. L’amore farà scomparire tutte le tue deficienze» e ancora «Vuoi amarmi tanto? Con l’atto di amore mi si ama tanto (…) amami e sarai felice, più mi amerai e più sarai felice.» S. Agostino si definiva un «filo d’erba assetato» (del Signore). La nostra anima è inquieta perché ha sete di Dio e solo in lui si può placare la sua arsura. Spesso durante la giornata rivolgiamo brevi preghiere, come piccole frecce verso il cielo (di qui il nome di ›giaculatoria’ da ›prece iaculatoria’, prece lanciata verso il cielo); esse saranno nostre buone compagne di viaggio.

 

20 Novembre 2015 | 07:00
Tempo di lettura: ca. 1 min.
Condividere questo articolo!