Federica Mauri

La mia vita senza plastica

Bea Johnson, suo marito e i loro due figli, in un anno producono l’equivalente di un barattolo da un litro di rifiuti in plastica. Da dieci anni questa signora californiana e la sua famiglia si sono quasi del tutto liberati dalla plastica nella loro vita quotidiana. Con la sua regola delle cinque R (refuse, reduce, reuse, recycle e rot, ovvero rifiuta, riduci, riutilizza, ricicla e riduci in compostaggio), Bea è diventata una pioniera nella riduzione dei rifiuti e capostipite del movimento «Zero Waste», che si è diffuso un po’ ovunque nel mondo, raccogliendo consensi fra le persone. Anche una mia collega, Madlaina Lippuner, responsabile della comunicazione online di Sacrificio Quaresimale, ne è rimasta affascinata e ha deciso di mettersi in gioco, lanciando una sfida al suo vecchio stile di vita. «In Svizzera ogni anno finiscono in media 339 chilogrammi di rifiuti pro capite negli impianti di incenerimento» mi spiega Madlaina, consapevole della quantità di flaconi di shampoo, tubetti per il dentifricio, contenitori per gli alimenti che ogni settimana si accumula nella sua pattumiera. La plastica è ovunque. Come fare per liberarsene? Come cambiare il nostro stile di vita verso un’economia domestica senza rifiuti? «Il fatto che esistano dei negozi in cui è possibile acquistare generi alimentari non preconfezionati aiuta. – racconta Madlaina, che vive a Zurigo – Lì posso acquistare cereali e zucchero, ma anche succhi di frutta e detergenti di vario genere che mi porto a casa in contenitori di vetro». Ed è così che quando mi viene a trovare in Ticino, dalla sua valigia fanno capolino uno spazzolino da denti biodegradabile, un dentifricio in blocco, una saponetta in una scatolina di latta, una spazzola in legno e un deodorante anch’esso in blocco. Sembra divertente ma come mi conferma lei stessa, questa nuova vita presuppone anche dover pianificare di più: ricordarsi ad esempio di portare le borse in stoffa in cui mettere frutta e verdura invece dei soliti sacchetti di plastica. E una certa dose di coraggio per superare gli sguardi stupiti, curiosi e a volte ironici delle persone, che la vedono armeggiare con panni di stoffa davanti al bancone dei formaggi. Rinunciare alla plastica significa pure dover dire addio a certe abitudini, come ai prodotti già pronti, stile merendine, che Madlaina ammette di amare molto, ma di cui dopo poco tempo neppure sente la mancanza. E con la spesa, le chiedo come faccia, pensando alle montagne di confezioni in plastica che troneggiano dagli scaffali del supermercato. «Per la frutta e la verdura vado ad acquistarla direttamente al mercato – spiega lei paziente –. Sapere che compero prodotti sani, di stagione, e di provenienza locale, sostenendo così i produttori bio della regione, mi fa star bene». Il nuovo stile di vita di Madlaina può sembrare una goccia nel deserto, ma cosa succederebbe se fossero in molti ad imitarla? Qualcosa però è già successo: «Ora mi sento più libera, indipendente, sono diventata più prudente e creativa. E anche più coraggiosa nel difendere le mie convinzioni. Domani vado dal macellaio con un vaso in vetro. Ci sarà da ridere» mi dice prima di salutarmi e rientrare a Zurigo.

A chi fosse interessato segnalo che Bea Johnson ha scritto un libro, dal titolo «Zero Rifiuti in Casa – 100 astuzie per alleggerirsi la vita e risparmiare», Logart Press Edizioni.

23 Marzo 2018 | 08:30
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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