Laura Quadri

La Confessione, sacramento della misericordia

di Laura Quadri
«Dio com’è stupendo il tuo creato, ma la tua misericordia lo è ancora di più!». Si potrebbe parafrasare così la conferenza tenutasi lunedì 15 febbraio presso il Centro Culturale Alzavola. Il relatore, don Arturo Cattaneo, professore presso la Facoltà di Teologia di Lugano, ha ricordato che talora nella Chiesa ci sono delle realtà da riscoprire e una di esse è proprio la Confessione. Sebbene tutti e sette i sacramenti siano manifestazione della misericordia di Dio, essa lo è in modo specifico. Per l’Anno Santo della Misericordia proprio al riguardo il Papa – che in più occasioni si è fatto vedere confessarsi – ha lanciato un monito preciso: «Poniamo di nuovo al centro della pastorale il sacramento della riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia di Dio. Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore» (Misericordiae Vultus, n. 17). Nel recente libro-intervista, Il nome di Dio è misericordia, egli ne delinea anche i tratti fondamentali: «Aprirsi alla misericordia di Dio, aprire se stesso e il proprio cuore, permettere a Gesù di venirgli incontro, accostandosi con fiducia al confessionale. E cercare di essere misericordioso verso gli altri». Anche molti santi si sono impegnati nell’incoraggiare i fedeli a confessarsi: san Josemaría Escrivà, ad esempio, sottolineava che essa non è un dialogo umano, bensì un colloquio divino. Il discorso attorno alla misericordia divina si intreccia inevitabilmente con la vita di santa Faustina Kowalska. Nella sua famosa visione di Gesù misericordioso vede sgorgare dal suo fianco squarciato due raggi, bianco e rosso: l’acqua che purifica le anime e il sangue che dà loro la vita. Così nella Confessione: veniamo non solo purificati ma anche rivitalizzati, partecipando della potenza della Risurrezione di Cristo. Ma cosa dire a chi ritiene inutile confessarsi, perché – dice – ricado comunque sempre negli stessi peccati? Forse a questo proposito si può ricordare il racconto del ragazzo che non voleva pulirsi le scarpe perché il giorno dopo si sarebbero sporcate di nuovo. Sua madre, di fronte a questa insensatezza, gli rispose decisa: «Allora non ti do da mangiare perché domani avrai di nuovo fame!». Questo ci mostra quanto sia erroneo non andare a confessarsi semplicemente perché si teme di peccare di nuovo. E se il sacerdote rivelasse il contenuto della confessione? La risposta viene da san Giovanni Nepomuceno, confessore della regina della Boemia nel secolo XIV; egli venne torturato fino alla morte da suo marito il re perché si rifiutò di rivelargli i peccati confessati dalla moglie. Un esempio eccellente di fedeltà! Quanto alla maniera di confessarsi, il relatore ha offerto la «regola delle cinque P»: prepararsi bene, pentirsi sinceramente, proposito deciso, peccati riconosciuti con sincerità, penitenza da compiere al più presto. Anche qui un aneddoto curioso, che serve da monito: un uomo andò a confessarsi dicendo di aver semplicemente rubato una corda trovata per terra; non disse però che a quella corda era legato un asino e che quindi aveva rubato anche quello. Ecco come non ci si deve confessare! Proprio perché la lotta contro il peccato è dura, Gesù dalla croce ci ha lasciato sua Madre, che continua ad offrire riparazione per i nostri peccati ed è rifugio di tutti i peccatori. Invochiamola e ricordiamoci che anche noi abbiamo un ruolo importante: una delle più belle e importanti opere di misericordia spirituale è quella di aiutare la gente a riavvicinarsi alla Confessione. Apriamoci alla grazia e aiutiamo gli altri a sperimentare la gioia di riavvicinarsi a Dio!

22 Febbraio 2016 | 10:19
Tempo di lettura: ca. 2 min.
ftl (80)
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