Denise Carniel

I valori della vita

Cara vita,

sai quanto io abbia gli occhi storti e l’anima che si pesa ogni giorno – unico narcisismo di questa bambina di cristallo – e che mi parla. Che mi dice? Che non importa se mi sento come una cacciatrice inadatta, una principessa dalle gambe rotte, un amazzone con la spada giocattolo.

Perché sono qui e non scappo.

Da chi? Dalle docili battaglie, o dalla grande guerra. Dalla fine dei giorni, o dall’inizio di una nuova era. Non scappo dalla vita. Mai. Anzi pugni contro le tempie, so di essere nata dal principio come combattente, in prima riga, il volto fiero, concentrato, le gambe fortissimamente mantenute – in non equilibrio – da solide illusioni. Sono stata senza nome, certo, ma adesso ne ho uno di nuovo, che mantiene l’arma dell’identità sotto il mio braccio, mentre mi muovo piano, con il sorriso sincero di chi ha la vita nel cuore, ma sa di doversi difendere. Con l’assoluta certezza di non essere sulla lista dei felici per forza. E l’infinita dolcezza di una malinconia che non fa male, ma anzi, aiuta ad osservare. Ed impari tanto quando non esiste altra urgenza se non quella di accarezzarsi il cuore.

E’ parte del segreto di occhi buoni, riuscire a vedere la bellezza negli altri. A prescindere, anche fosse solo una briciolina, nascosta sotto strati di naftalina, non sfugge.

E per questo si possono captare le paure di una donna che pensava già al foulard sapientemente intrecciato intorno alla testa, accarezzandosi i capelli che sarebbero ricresciuti. Paure contrastate dalla forza tutta maschile di chi non ha paura di donare il desiderio alla sua donna, baciando piano piano il solo seno e non fermandosi dove l’altro manca, respirando solo bellezza. Guardandola negli occhi mentre sente di bere solo perfezione, mai rubata da una cura che può essere spietata.

Dubbi folli di chi si sbilancia piano, sull’unico arto che gli rimane, con la fronte sudata e il cuore in tumulto. Vorrei buttargli via, protesi e incertezza, e dargli la prova che nulla è andato davvero perduto su un tavolo operatorio.

Sì, io vedo bellissime, le creature che hanno scritto su di loro storie d’amore e di volontà. Non senza cicatrici e ferite. Sento i loro sguardi, i loro ieri pieni di lacrime versate, le loro gambe che tremano impaurite, perché sono una di loro e so quanto costa andare a raccogliere le rose, anche quando sai che per farlo ti riempirai le mani di spine.

Non esistono angeli perfetti, che non si siano sporcati essendo scalatori di una vita difficile, non esiste perfezione se non nel sapere che il nostro modo di volare è unico. Che il nostro modo di invocare nonostante non sappiamo le parole giuste, verrà ascoltato. Perché il sacrificio ha senso, quando puro e sappiamo non vano. Non esiste sorriso che non possa essere recuperato. Esiste Vita dentro la vita.

Lo so e per questo stringo le mani e tento di abbracciare forte, chiunque, come me, ne senta il bisogno. Perché possa essere fiero, senza spalle curve, testa in alto, perdutamente vivo. Perché per questo si rinasce: per dare valore a ciò che per noi è davvero prezioso.

Perché solo attraverso ciò che è immateriale, nel gesto gentile, si raccoglie la grazia e si trova ciò che è giusto, nel profumo di un pianto. Che non è mai arido. Che se condiviso con dedizione e somiglianza ha per me, la voce mai dimenticata della mia mamma che si raccomanda e mi dice di non aver paura di mostrare il mio cuore, perché sa che lo vestirò di tutta la dignità che merita.

Un qualcosa che, come sai Vita, non è stato facile da mettere in atto. Perché quante volte in passato ho pensato, guardando me stessa, di non essere abbastanza? Di essere come una di quelle case vecchie, che per quasi tutti è uno spreco ristrutturare e visitare? Di essere un paese senza abitanti, perché non lo meritavo? Di essere la bambina alla finestra che nessuno vede quando guarda da dietro i vetri la primavera?

Quante volte uscendo di casa mi sono sentita inadeguata, non abbastanza bella, o sensuale, ma solo un piccolo mostrino alto un «tot e una mela»? Troppe e troppe volte ho avuto conferma che gli altri si credono una spanna sopra di noi, che troppo spesso per emergere si ha bisogno di far affogare.

Per questo voglio e vorrei che chiunque mi legge, sappia che esistono persone per cui è diverso. Che esistono persone in grado di accogliere, di rendersi conto e di afferrare. Perché sento dire troppo frequentemente a persone che per me sono meravigliose che «fanno schifo», a persone bellissime che non sono sicure di farcela. È per questo che ho capito di dovermi fidare dei miei occhi, quando fanno da specchio.

Perché per quanto è una realtà esiste chi distrugge, esiste anche chi, con pazienza, compone i pezzi. Ricostruisce, ricuce. Chi sopra un tavolo verde salva vite, chi camminando riaggiusta e salva. Chi riannoda, fa scorrere sangue di nuovo, dona felicità.

Sì, sono le persone dagli occhi buoni che sanno quanto la pioggia sia il pianto di chi non riesce più a piangere da solo, che capiscono quanto sia importante portare i fiori su una tomba senza lasciarli seccare mai, come la delicatezza sia sinonimo di forza interiore e l’ironia è spesso un buono strato di cera su un sorriso non ancora nato. Persone che capiscono che le mie ruote non impediscono a nessuno di arrivare in fondo a ciò che sono e che quando abbasso le difese, non è mai per uno sterile bisogno, ma per mostrare che in me esiste un mondo dentro un mondo, in cui per non ferirmi è bene andare in punta di piedi.

Perché chi è importante per noi, perché qualsiasi cosa lo sia, c’è anche quando non lo vediamo: c’è nel sonno di un anestesia che preoccupa – ma che il pensiero delle persone a cui vogliamo bene culla – perché non esiste bisturi, in grado di tagliare un legame vero, ma anzi lo fa sentire più forte, con un aggeggino bionico, vicino al cuore. L’amore porta amore. Piovono cuori dal cielo quando ci si sente amati.

Perché se esiste cura, per ogni cosa, è davvero presente in chi c’è, per noi, ora, domani e sempre. Bisognerebbe parlarne di più del bene che fa chi spiana il presente e fa di tutto per non riempirlo di nostalgia. Non esiste camice o mascherina migliore contro i microbi del mondo di chi fa del proprio esserci, un bersaglio a cui mirare, sempre. Non esiste noia o dolore che non possa essere sconfitto con una buona partita a freccette, contro gli incubi o i mostri sotto il letto che ci terrorizzavano da bambini.

Sapendo dell’attenzione sicura e protettiva di chi, per noi è una «cosa bella».

Sembra banale definire così una persona, ma quando qualcuno ti lascia senza fiato, ti fa incespicare perché non sai mica bene cosa fare, perché sai che ci sarà sempre. Sarà quel qualcosa che, nonostante tutto e tutti gli altri, ti spingerà a credere che andrà tutto bene. E andrà tutto bene. Sarà il potere di sentirti «a casa» in uno sguardo.

Come non esiste sutura migliore della consapevolezza di averci provato, a far germogliare, ancora più forte, quando nessuno pensava fosse possibile. Credo che abbia senso cercare le stelle, anche e soprattutto quando gli altri non hanno più desideri da esprimere.

Che abbia un senso il sentirsi vivi, grazie a una voce, grazie a una croce disegnata dolcemente, grazie a silenzi che costituiscono tutto. Siamo capaci di grandi cose, e di enormi rinunce, se sappiamo che, nella neve, ci sarà comunque chi vivrà la sua primavera.

Speranza vana di una bambina fatta di fiocchi, perché nata in gennaio? Non credo proprio.

Quindi ho deciso di non aver paura se mi dovesse cadere la pioggia dagli occhi, perché alla fine dovremmo essere tutti come l’acqua, forte, che si ritrova a cercare ovunque un varco, perché in fondo cadere ogni tanto non fa mica male; chi vive, sa piangere. E sa commuoversi di fronte alla enorme verità che per costruire un muro bisogna essere bravi. È fattibile, ma ricostruire un anima è come voler dare nuovi colori, nuovi spazi, nuove porte e nuove speranze al cielo.

Per questo prima di un operazione importante, voglio darmi un’occasione: di essere sorella, amica, e maniglia di porte che si aprono, così che le mie parole possano diventare radici e i miei sentimenti così veri e rari creare magia.

Che solleva e ringrazia, perché devo ringraziarti vita. Per tutto, di tutto.

12 Luglio 2018 | 05:50
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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