Corinne Zaugg

«Gender» (o meglio la «teoria del gender»)

di Corinne Zaugg

Ci sono cose che, non sai bene perché, ma ti suonano male.  Capisci di trovarti su un terreno minato tutte le volte che ne senti parlare o che cerchi a tua volta di affrontare la questione. Subito hai l’impressione che come ti giri puoi mettere il piede su una bomba e saltare in aria. Però senti che non puoi voltare la schiena e riprendere a passeggiare là dove il sentiero è piano e l’acqua… bassa. Tutto questo mi accade quando sento parlare del «gender», o meglio della «teoria del gender». Riconosco di non avere competenze specifiche. Non ho alle spalle uno studio di teologia e non sono una filosofa. Sono solo una donna cattolica che pensa e si interroga. E soprattutto che non vuole che sia la paura -una generica paura di ciò che non conosco e che non so- a guidare i miei passi. Di fronte a questo dibattito che tanto incattivisce gli animi mi sento come davanti al cubo di Rubik: me lo giro e rigiro tra le mani per cercare di indovinare quella sia la magia -o la scienza- per ritrovarmi con le sei facciate, ciascuna di un colore solo. Ancora non ce la faccio. Ma sono curiosa e a gennaio, capire la questione del gender figurava tra i miei propositi per questo anno in corso. Ora sono passati quattro mesi e sulla mia scrivania si sono accumulati numerosi titoli interessanti sul tema. Per il momento sono arrivata a questa, ritengo importante, conclusione parziale: non esiste alcuna «ideologia del gender». Ne esistono tante. Nel senso che sono davvero tante le studiose (ebbene sì, soprattutto donne!)  che ne hanno scritto e le loro posizioni spaziano in molte e diverse direzioni. Per tanto non ha alcun senso parlarne al singolare. Ha invece senso chiedersi a che punto siamo con la parità uomini e donne per cercare di capire se la questione femminista che accese ad ondate e in momenti storici diversi, il nostro tempo, sia davvero giunto a scrivere la parola fine o se, sul maschile e sul femminile nella società e nella Chiesa di oggi, vi sia ancora da riflettere. Io con entusiasmo e curiosità, ho deciso di volerci ancora riflettere. La questione irrisolta del gender mi sembra stare alla base di tanta parte della confusione che oggi attanaglia società religiosa e non. E qui mi permetto di dissentire con Papa Francesco che individua nell’ideologia del gender (rigorosamente coniugata al singolare) il motivo della confusione, mentre credo, che sia proprio il non volerla affrontare a crearla, la confusione. Nel mondo cattolico, trovo illuminanti e molto interessanti i contributi sul tema che arrivano dal Coordinamento teologhe italiane. Da loro sto imparando che non ci si può interrogare sul femminile senza porsi delle domande anche sul maschile, che tante sono ancora gli automatismi linguistici e mentali e i luoghi comuni, che colpiscono le donne e le relegano in ambiti chiusi; che  il Concilio Vaticano II ha detto cose bellissime sulle donne che sono però rimaste per molti ambiti lettera morta; che si può immaginare un Dio che custodisca dentro di sé sia il maschile che il femminile; che lasciarsi guidare nella lettura della Bibbia da un’esegesi femminile oltre che aprire mondi nuovi e mai percorsi, è bellissimo; che il maschile non è neutro e «normale» mentre il «femminile» è parziale e di parte,  che è per quanto riguarda il rapporto uomo-donna è più interessante parlare di inclusività e alterità che non di complementarietà.

Insomma, sono all’inizio di un cammino che ho deciso di voler percorrere e che ritengo non solo utile ma addirittura necessario per una società e soprattutto una Chiesa che si trova a dover rifondare un modello famigliare oggi profondamente e innegabilmente in crisi.

16 Aprile 2015 | 11:38
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