Ernesto Borghi

Dopo il Sinodo...

di Ernesto Borghi

Il Sinodo dei Vescovi sui temi familiari si è concluso da una decina di giorni e tanto è stato detto e scritto sui vari aspetti presenti e futuri che tale assise ha suscitato e susciterà per molto tempo ancora. Da varie parti grande è l’attesa dell’esortazione apostolica con cui papa Bergoglio dovrebbe puntualizzare, come molti auspicano, varie questioni che appaiono ancora troppo legate alla discrezionalità del singolo vescovo o del singolo presbitero per poter diventare serene occasioni di liberazione evangelica profonda. Vorrei, però, con queste poche righe, segnalare qualche passaggio del discorso sinodale conclusivo del Papa (24 ottobre 2015) che dovrebbe avere risalto al di là degli specifici e pur importantissimi temi familiari.
«Mentre seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?…Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole «indottrinarlo» in pietre morte da scagliare contro gli altri.»«¨ Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite. «»¨Significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca del perdono e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi quando si sentono poveri e peccatori.»«¨ Significa aver cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni ermeneutica cospirativa o chiusura di prospettive, per difendere e per diffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza della Novità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile».
Queste parole denotano senz’altro un grande amore per la Chiesa di Gesù Cristo nel senso più radicalmente evangelico del termine e la volontà di promuovere una fede adulta, in cui la libertà dei figli di Dio sia non un’espressione dottrinale astratta, ma una prospettiva di vita effettiva. Ma c’ è di più.
Considerare il Vangelo «fonte viva di eterna novità» per la Chiesa vuol dire guardare anzitutto alla lettura delle quattro versioni evangeliche canoniche –Marco, Matteo, Luca, Giovanni – come un punto di riferimento essenziale per la vita cristiana, al di fuori di ogni tentativo indottrinante, ideologico, massificante. Gli «ordini di scuderia», le disposizioni comportamentali, dal culto alla vita, dalla vita al culto, per le quali uno «pensa» e altri «obbediscono» – e nella Chiesa, a cominciare dalla confessione cattolica, Dio solo sa quanti hanno ancora questa deprecabile mentalità – sono dimensioni lontanissime dalla prospettiva delle parole e delle azioni bergogliane. Il vescovo di Roma attuale è troppo impegnato a favorire una relazione serena tra il cuore della fede cristiana – l’amore di Gesù Cristo crocifisso e risorto e la libertà personale e collettiva di vivere questo valore con gli altri e per gli altri – e la quotidianità propria e altrui per perdere tempo con condanne dottrinali e anatemi etici che in passato hanno avuto troppa importanza. Proviamo ad abbandonare tutte le iniziative di formazione cristiana devozionistiche e infantili e a dedicarci alla lettura delle versioni evangeliche, nel rapporto tra i testi in se stessi e la loro importanza per la vita contemporanea, al di fuori di ogni sfoggio di erudizione e di qualsiasi tirata moralistica, che vanno evitate come la peste.
Ricerchiamo, se vogliamo, nella nostra parrocchia di riferimento, in quelle vicine, in altre istituzioni, magari anche su internet delle opportunità formative serie ed intense che ci aiutino in questa direzione…Nella Svizzera italiana l’absi (cfr. www.absi.ch – canale you tube «Associazione Biblica della Svizzera Italiana») agisce in tale prospettiva dal 2003 verso la Svizzera e verso l’Italia; altrove vi sono varie altre istituzioni autorevoli ed efficaci. Occorre individuare quale proposta si attagli meglio alla propria sensibilità, al di fuori di qualsiasi fondamentalismo e di ogni superficialità. Passare dalla ruggine di un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile alla freschezza perenne della Parola evangelica è una sfida imprescindibile. Per chi? Per quanti desiderano condividere davvero l’annuncio della bellezza e bontà dell’amore cristiano per la vita di tutti. Mille auguri di proficua ricerca a tutte e a tutti!

Ernesto Borghi
Per approfondire i temi evocati
– Ch. Theobald, Trasmettere un Vangelo di libertà, EDB, Bologna 2010
– S. Fausti, Il futuro è la Parola, Ancora, Milano 2012

Sinodo dei vescovi
4 Novembre 2015 | 07:17
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!