Manuela Masone

Il dono della maternità e paternità spirituale

di Manuela Masone
Non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi (Gv 17,9)
Nella lunga preghiera di Gesù nel vangelo di Giovanni, troviamo queste parole che solitamente vengono riferite alla Chiesa. Gesù, prima di partire, affida al Padre la Chiesa che identifica, potremmo dire, in coloro che hanno creduto e che crederanno in Lui. Al giorno d’oggi però dai più, la Chiesa viene considerata come un organismo di governo o come una grande associazione di persone. Quando leggiamo i vangeli però, scopriamo che nella sua vita terrena, Gesù si è rapportato a poche persone. Ci sono sì le folle, ma non dovevano essere così numerose, paragonate ad oggi. I racconti evangelici parlano di rapporti interpersonali, di incontri. Un ruolo importante lo hanno i discepoli e alcune figure di donne, fra cui c’è Maria, la madre di Gesù. Quando quindi Egli prega per i suoi, per coloro che il Padre gli ha dato, possiamo pensare che si riferisca a dei volti, a delle persone concrete che amava e non ad un ente anonimo.
A mio parere, in questa preghiera, troviamo anche l’origine della maternità e paternità spirituale che consiste nel riconoscere coloro che Dio ci ha dato o affidato in modo particolare e dove questo riconoscimento si fa preghiera, vicinanza, diventa cammino condiviso. Alcuni volti si distinguono quindi per noi tra la folla e diventano familiari, si tratta di un riconoscimento reciproco, come nell’amicizia, ci si sceglie per affinità di cuore. In teoria la madre o il padre spirituale è colui che ha più esperienza nelle vie di Dio, e aggiungerei che conosce meglio anche le dinamiche umane, e si presta ad accompagnare l’altro nel suo percorso di discernimento e di crescita. In pratica posso però dire che sono tante le volte in cui Dio mi ha parlato e insegnato attraverso coloro che accompagno.
Il termine maternità o paternità «spirituale» indica che questo percorso avviene all’ascolto dello Spirito Santo, ed è quindi un cammino di libertà perché dove c’è lo Spirito c’è libertà. È molto bello vedere qualcuno sbocciare, crescere nella libertà e nella maturità della vita e della fede. Non è sempre facile invece stargli vicino nella difficoltà e quando, nella ricerca della sua strada fa un sacco di «deviazioni», ma non per questo si smette di essere madri o padri o di affidarlo a Dio nella preghiera.
Credo che dalla preghiera di Gesù al capitolo 17 del vangelo di Giovanni, emergano tutti i suoi sentimenti nei confronti di coloro che il Padre gli ha dato. Lui sa che vivranno momenti difficili: i dubbi e il dolore di fronte alla sua Passione, le accuse e più tardi la prigionia e le persecuzioni. Ma vivranno anche della grazia della Risurrezione e della Pentecoste, dove attraverso il dono dello Spirito, diventeranno testimoni.
Così come farebbe un padre o una madre per i suoi figli, Gesù chiede al Padre di custodirli: «Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi» (Gv 17,11).

18 Marzo 2016 | 09:45
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!