La Chiesa in Amazzonia per tutelare eco-sistema e popoli indigeni

di Chiara Santomiero

Papa Francesco ha chiamato e le chiese hanno risposto. «L’Amazzonia – ha detto il pontefice durante la Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro nel 2013 – è una verifica decisiva, un banco di prova per la Chiesa e la società” e «un forte richiamo al rispetto e alla custodia dell’intera creazione che Dio ha affidata all’uomo non perché la sfrutti selvaggiamente, ma perché la renda un giardino».

Nasce dall’incoraggiamento del pontefice la Rete ecclesiale pan-amazzonica che riunisce le chiese dei 9 paesi latino-americani nei quali si estende la foresta pluviale amazzonica, 7 milioni di chilometri quadrati, tra Brasile, Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese.

Considerata per molto tempo difficilmente raggiungibile, l’Amazzonia si trova al centro di molti interessi e anche di appetititroppo voraci che passano sopra la tutela del suo ricco ecosistema e i diritti delle popolazioni 30 milioni di persone – che la abitano. La custodia responsabile e sostenibile dell’area insieme al rispetto della dignità umana sono gli obiettivi della Repam, nata lo scorso settembre a Brasilia e che si riunisce in questi giorni in Vaticano con il patrocinio del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace.

Tre le caratteristiche dell’organizzazione che promuove la collaborazione tra congregazioni religiose, diocesi, Caritas, fondazioni cattoliche e gruppi di laici: l’ecclesialità, appunto, latransnazionalità per una risposta più efficace alle sfide poste dalla complessità dell’area e la tutela della vita. Il territorio amazzonico è, infatti, devastato da una deforestazione senza regole al servizio dello sfruttamento delle risorse naturali – legno, ma soprattutto petrolio e ricchezze minerali attraverso le concessioni date dai vari governi alle multinazionali -, della creazione di grandi impianti idroelettrici e dell’avanzamento delle monocolture agricole, con gravi effetti sul cambiamento del clima e sull’equilibrio complessivo dell’ambiente che si ripercuote in particolare sulle 390 popolazioni indigene della foresta, ma anche dei campesinos e dei poveri che abitano le rive dei fiumi.

La Rete ecclesiale pan-amazzonica, nella sua struttura flessibile, si propone come modello per altre chiese locali di altri continenti che si trovano a affrontare sfide analoghe: giustizia, legalità, promozione dei diritti umani, cooperazione tra Chiesa e istituzioni pubbliche, prevenzione dei conflitti, studio delle informazioni,sviluppo inclusivo ed equo, uso delle risorse e preservazione delle culture e modi di vita di diversi popoli.

Fonte: ALETEIA
5 Marzo 2015 | 09:19
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