Sinodo

Editoriale del Direttore dell'Osservatore Romano: Non museo ma fonte viva

2015-10-05 L’Osservatore Romano
Espressione della Chiesa, che cammina insieme: questo è il sinodo, ha ricordato ancora una volta a tutti il Papa introducendone i lavori. E ha aggiunto che anche in questo organismo la Chiesa s’interroga sulla sua fedeltà al deposito della fede, che non è un museo, ma una fonte viva. Alla quale dunque ci «si disseta per dissetare», così come la tradizione è una realtà non statica bensì dinamica e creativa, di per sé aperta al futuro. E in questo spazio agisce lo Spirito, che richiede però agli oltre trecento sinodali coraggio, umiltà, preghiera affinché sia davvero lo Spirito di Dio a guidare l’assemblea, e non pareri o interessi personali.
Una realtà particolare, dunque, quella del sinodo, che non è appunto un convegno, un parlatorio, un parlamento, ha di nuovo enumerato con pazienza Bergoglio. Se si vuole capire questa assemblea mondiale serve dunque attenzione, atteggiamento per il quale il Pontefice, non a caso, ha ringraziato i giornalisti. Chiamati a un compito arduo, in un contesto mediatico che, condizionato da prevedibili automatismi, non favorisce la comprensione di quanto sta accadendo nella Chiesa e nel sinodo. Non mancano esempi, anche recentissimi, ma basterà ricordare la riduttiva lettura mediatica della tappa statunitense del viaggio americano in atto dopo la sua conclusione.

E proprio i discorsi papali di Philadelphia — in particolare quello ai vescovi partecipanti all’incontro mondiale delle famiglie — sono un’utilissima chiave di lettura per la riflessione che da tempo la Chiesa cattolica riserva alla realtà familiare, così fondamentale e così trascurata oggi. Con questi testi è perfettamente coerente l’omelia durante la concelebrazione inaugurale del sinodo, le cui letture liturgiche sono sembrate scelte per l’occasione, ha notato Francesco. Che ne ha dato, secondo la più antica tradizione cristiana, un’interpretazione attualizzante, parlando dell’odierna solitudine, dell’amore tra donna e uomo, della famiglia.

Come nel discorso ai vescovi di tutto il mondo invitati a Philadelphia, le parole del Papa hanno saputo descrivere con efficacia la situazione che hanno davanti a loro i sinodali. Così Bergoglio ha parlato della solitudine, che oggi ha mille volti, e della schizofrenica mentalità, tra mode passeggere e opinioni dominanti, di chi ridicolizza il disegno di Dio — il suo «sogno» sull’amore tra uomo e donna, che non è «roba dell’antichità» — ma nel profondo ha nostalgia di questo «ordine originario ed originante». Ordine a cui richiama Gesù di fronte al tranello tesogli dagli interlocutori, «per farlo diventare all’improvviso antipatico alla folla» che lo segue.

In continuità indiscutibile con i suoi predecessori — eloquenti sono le citazioni nell’omelia inaugurale del sinodo — il Pontefice chiede alla Chiesa, «fedele alla sua natura di madre», di aprire le sue porte alle donne e agli uomini del nostro tempo, là dove vivono e nelle condizioni in cui vivono. Per curare «le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia» descritto nella parabola del samaritano, senza alzare barriere ma cercando di costruire ponti. E non tradire se stessa e la missione affidatale da Cristo.

g.m.v.

6 Ottobre 2015 | 12:00
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