Permesso?

di sr Stefania Raspo

missioneintuttiisensi.blogspot.it/ Vilacaya, Bolivia – 8 aprile 2015  

Suor Gabriella si è messa in testa che vuole insegnare ai bambini le buone maniere, e così, quando un piccolo entra nella nostra casa, gli insegna ripetutamente (e senza stancarsi) che deve chiedere «Hermanita, puedo pasar?». Analí, la figlia della cuoca della mensa, praticamente vive nella nostra casa di giorno, e alle volte entra senza chiedere permesso: fa due passi, poi si ricorda, esce fuori di corsa, e poi inizia: «Hermanita, puedo pasar?». Questa è una delle scene quasi quotidiane che ci fanno sorridere in Vilacaya.

Al di là della missione personale di suor Gabriella con i bimbi, nella misura in cui si conosce il mondo quechua, si capisce che il chiedere permesso è qualcosa di molto frequente nella bocca degli adulti: e allora anche noi suore – entrando in questa realtà culturale nuova – impariamo come Analí e gli altri bambini ad essere più rispettose e a chiedere «permesso» a piè sospinto, molto più di quanto possa fare una persona europea in Europa (come dice il proverbio makua: quando si entra in una nuova cultura, si diventa bambini).

La nostra gente è molto formale, e il rispetto è un valore forte, però nel caso del chiedere permesso si tocca qualcosa di più profondo: si percepisce, cioè, come la persona si sente esistenzialmente posizionata nel mondo, come una creatura ubicata in un universo che tende ad essere in equilibrio, (ma l’essere umano è anche una creatura che cerca di preservare l’armonia totale).

Prima di seminare, si chiede il permesso alla Pachamama (la Madre Terra) per poter lavorare il terreno, e le si fa un’offerta di coca, alcol e altre cose. La ritualità originaria gira attorno al chiedere perdono e chiedere permesso. Se mettiamo per un attimo da parte la dimensione della paura (che già in più occasioni ho descritto come l’altra faccia della medaglia della spiritualità quechua), quello che spicca è una visione dell’essere umano molto umile: non è il padrone indiscriminato di tutto e tutti, non ha diritti superiori al resto della creazione, fa piuttosto parte di un tutto, e il suo impegno consiste nel vivere bene, in armonia con la creazione intera.

Una visione originaria ecologica e sostenibile, che ve ne pare? E per concludere: imparare a chiedere sempre permesso è un esercizio che affina e accentua il rispetto verso gli altri, parola mia!

27 Aprile 2015 | 12:00
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