Incontro col prof. don Roberto Vignolo a Lugano

di Luciano Inzoli e Gabriella Tomamichel

Gruppo:  «coppie in crisi, separati,divorziati e risposati«

A che serve la Bibbia? A me, a noi ? E cos’è realmente la Bibbia? E come leggerla, mentre in noi la stiamo già vivendo?

È già una settimana da quando ci siamo incontrati nella splendida sala del Centro Pastorale S.Giuseppe a Lugano con don Roberto Vignolo, il 28 di Febbraio, ma gli shocks (positivi!) davanti a cui ci siamo trovati ascoltandolo credo siano ancora vivi nell’animo di tanti suoi ascoltatori.

È un tipo particolare questo don Roberto: la sua presentazione, sull’importanza non solo di leggere ma piuttosto di scoprire quanto la Bibbia «la si stia vivendo» in noi, è iniziata in tono dimesso e, penso d’interpretare il pensiero di molti, alquanto vago se non dispersivo.

Non è partito da qualche elemento concreto, noto, della storia biblica, bensi da un concetto, da una parola che oggi noi usiamo raramente: la Scrittura. E già qui un equivoco ha cominciato a serpeggiare fra i presenti mentre don Roberto intrecciava questo termine con la presenza di Israele su una «terra«, la sua «terra promessa»:  quale scrittura? l’arte di scrivere in Israele?

Don Roberto stava viaggiando a volo d’aquila su millenni di storia:  da Mosè dove questa parola magica è apparsa per la prima volta (»Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era

scrittura di Dio«-Es 32,16) ma in assenza d’una terra per Israele; a Davide e Salomone (il testamento di Davide -1Re2) dove la Scrittura diviene Legge per la vita di Israele e dei singoli nella loro terra; agli anni bui di Acab e Ieu (2Re 10) quando la Legge è dimenticata per secoli finchè un re, Giosia, deve letteralmente riscoprirla, pur vivendo Israele ormai sulla sua terra;  agli anni della deportazione a Babilonia (2Re25. sgg) quando la  Legge vive ancora ma senza piu terra dove stare;  al ritorno dall’esilio con Esdra dove la Scrittura-Legge si incontra di nuovo con la terra d’Israele,  ma da cui lentamente, poco a poco, se ne dovrà distaccare per sempre per divenire «amore e speranza» per la terra dell’intera umanità.

Ebbene, che c’entra tutto questo con la Bibbia? forse Israele ha appreso a scrivere da Mosè perdendone poi memoria? No, non è questo che don Roberto voleva dirci, ma che il rapporto «Scrittura-Terra" è sempre stato presente in Israele come due poli di cui uno richiama l’altro, ed ora sublimato in Parola-Popolo è Dio vivo fra e nel suo Popolo, noi terra viva in cammino alla «Gerusalemme celeste». Quella Scrittura è viva e radicata, ora come millenni fa, nella terra della nostra vita, della nostra coscienza e del nostro futuro.

Chiarito l’equivoco? bene, don Roberto prosegue con un’altra provocazione: Bibbia come racconto vero? come storia? o come fantasia? Nulla di tutto cio…anche se molti, pure oggi, divisi fra il fondamentalismo credente ogni parola o lo scetticismo ridicolizzante le assurdità, sono pronti a giurarlo.  No, solo testimonianza!!  persone come noi ma tanto diverse da noi che con le loro parabole, racconti, sottintesi, simboli, anche la loro espressione artistica hanno scritto cosa hanno provato gioendo, soffrendo, vivendo e morendo la loro vita: vi leggiamo lo specchio della nostra esistenza o solo la fredda critica d’un mondo che (in apparenza) non c’è piu? A questo bivio si decide se lí parla la Parola di Dio stesso o no.

Di piu. Stiamo parlando solo dell»incomprensibile» (per tanti!) Antico Testamento o magari anche del piu familiare Nuovo Testamento?  Ebbene, contro la logica comune si sta parlando di entrambi, perchè per ambedue dobbiamo fare i conti con una realtà tante volte dimenticata: noi non leggiamo parole e fatti raccontati dal protagonista, quasi mai, ma il racconto che ne fanno antichi scribi o sacerdoti, o nuovi discepoli degli apostoli di Cristo. Gesù l’ha detto (Lui o i suoi autori?) «Beato chi crederà senza aver visto» e questa è proprio la nostra condizione di credenti. Cosa ci resta allora per appigliarci e credere?

Solo la «voce» dell’autore o degli autori degli scritti, anzi, diciamo di piu, la «Voce» dello Spirito che parla nella lucidità e nella sofferenza di chi scrive, e che risuona, come su un’antenna ben accordata, nella Voce dello Spirito che sussurra nella coscienza di chi legge e crede. Questa è la radice della testimonianza della Bibbia tutta intera e della Comunità Ecclesiale, lo si voglia o meno. E questo, solo questo significa che la Bibbia è un libro «ispirato da Dio»… non certo che ogni parola sia stata dettata da Lui stesso…come il Corano!

Per finire don Roberto porta due esempi clamorosi di quanto ha detto che hanno fatto sussultare dentro parecchi, presenti (o meno!) :

  1. chi leggendo il libro sacro, anche quei passi in genere dimenticati, non ha detto che l’Antico Testamento è racconto spesso repellente e violento, con morti che sono magari anche «ordinate» da Dio ?
  2. e quale fedele, leggendo i Vangeli, non è pronto a credere che tutto, anche certi episodi collaterali quali il Cattivo e Buon Ladrone in croce di cui questi finisce diretto in Paradiso dopo una vita dissipata, sia rigorosamente «vero», cioè reale e storico?

Ebbene, le risposte di don Roberto, uno che crede a fondo nel suo cuore, sono sconcertanti ma parlano di vera fede:

  1. certo l’Antica Bibbia è spesso violenta, ma perchè noi siamo violenti! È la storia umana che è violenta nelle trame e nelle intenzioni, da sempre. Vogliamo guardarci attorno con gli occhi di Papa Francesco? guerra fra Cristiani…guerra fra Musulmani..guerra economica con i guanti non tanto bianchi etc..etc.. la Bibbia è specchio delle nostre intenzioni, anche nel male.
  2. beh…Matteo, Marco e soprattutto Giovanni parlano solo di due malfattori, ma solo Luca introduce quella differenza marcata fra loro. Forte è il sospetto che l’evangelista abbia voluto con una spece di «rappresentazione» recitata da due soggetti contrapposti parlarci della sua fede nella croce salvifica di fronte allo scandalo che essa era per tanti… in fondo era una tecnica ben usata dagli autori dei Vangeli, vedi Giovanni. Quindi episodio vero o no?

Non si sa, ma è molto piu «vero» il messaggio evangelico di Luca: guardate quella Croce, per essa il Salvatore ci salva, fino all’ultimo respiro della nostra vita. E questa è fede.

Convinti? forse qualcuno fra i presenti all’incontro non lo era cosi tanto…ma la fede è un cammino, come la vita.

 

 

10 Marzo 2015 | 09:17
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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